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Da Libro bianco.

Forza, aboliamo il novecento La truffa dei processi postumi

«A furia di chiedersi se c'erano davvero le camere a gas, se il nazismo era cosi terribile, se Heidegger era hitleriano, la storia di questo secolo sta diventando solo un gioco di società. E gli europei sono contenti: vivono con tanti dibattiti sui mass-media e senza più colpe»


Espresso, 24 aprile 1988


Jean Baudrillard


L’inutile zuffa intorno ad Heidegger non ha alcun senso filosofico: è solo sintomatica del pensiero di quest'epoca che, non riuscendo a trovare in sé energie nuove, torna ossessivamente sulle sue origini, e rivive dolorosamente, in questo ultimo scorcio del Novecento, le scene primarie dell'inizio del secolo. Più in generale, il caso Heidegger è sintomatico del revival collettivo che si è impadronito delle nostre società al momento del bilancio del secolo: revival del fascismo, del nazismo, dello sterminio. La nostra immaginazione attuale deve essere davvero fiacca, la nostra indifferenza nei confronti della nostra situazione davvero grande, se abbiamo bisogno di una taumaturgia così regressiva. Per quel che riguarda Heidegger, oggi se ne scopre la slealtà intellettuale, mentre per quarant'anni ci si era perfettamente adattati ad essa. Lo stesso tiro ci è stato peraltro giocato da Marx e Freud. Quando il pensiero marxista ha smesso di funzionare in maniera trionfale, ci si è messi a scavare nella vita di Marx, scoprendo che era borghese e che aveva persino avuto una relazione con la sua domestica. Quando il pensiero psicoanalitico ha cominciato a perdere il suo incontestato prestigio, si è andati ad indagare nella vita e nella psicologia dello stesso Freud e, naturalmente, ci si è resi conto che anche lui era sessista e paternalista. Ora, si accusa Heidegger di essere stato nazista. D'altronde, che importanza ha accusarlo o cercare di discolparlo: tutti, da una parte e dall'altra, cadono nella stessa trappola di un pensiero innervosito, che non ha neppure più la fierezza dei propri riferimenti, né l'energia per superarli, mentre sciupa quel poco che gliene resta in processi, lagnanze, verifiche storiche. E' l'autodifesa della filosofia che scruta l'ambiguità dei suoi maestri, l'autodifesa di tutta una società che, per non essere riuscita a generare un'altra storia, è destinata a rimuginare sulla sua storia anteriore per dare prova della sua esistenza, se non addirittura dei suoi crimini. Per il fatto di essere oggi scomparsi politicamente e storicamente (questo è il nostro problema), vogliamo dimostrare di essere morti tra il 1940 ed il 1945, ad Auschwitz o a Hiroshima: questa, almeno, è una storia che regge.

Si dimentica un po' troppo spesso che tutta la nostra realtà è stata filtrata dai mass-media, compresi gli eventi tragici del passato. Ciò significa che è troppo tardi per verificarli e comprenderli storicamente, poiché ciò che precisamente caratterizza la nostra epoca, la fine del nostro secolo, è il fatto che gli strumenti di questa intelligibilità sono scomparsi. Heidegger andava denunciato (o difeso) quando si era ancora in tempo. Una causa può essere istruita solo quando si è in presenza di un processo conseguente. Ora, è troppo tardi, siamo già stati orientati verso altro, lo si è visto anche in televisione con "Olocausto" e con "Shoah". Queste cose non sono state comprese all'epoca in cui ne avevamo i mezzi. Ormai, non lo saranno più. Non lo saranno più perché nozioni fondamentali come quelle di responsabilità, di causa oggettiva, di senso (o di non-senso) della storia, sono scomparse o sono in via di estinzione. Gli effetti di coscienza morale, di coscienza collettiva sono interamente filtrati dai mass-media e proprio nell'accanimento terapeutico con cui si tenta di resuscitare questa coscienza, è possibile scorgere il poco respiro che ancora le resta. Non sapremo mai se il nazismo, i lager, Hiroshima erano intelligibili o meno: non ci troviamo più nello stesso universo mentale. Anzi, a forza di scrutare il nazismo, le camere a gas, ecc., per analizzarli, essi sono diventati sempre meno intelliggibili e si è finito con il porsi questa inverosimile domanda: «Ma in fondo, tutte queste cose sono veramente esistite?». Una domanda forse stupida o moralmente insopportabile, ma quel che è importante è il fatto che essa sia logicamente possibile. E a renderla possibile è quella sostituzione attraverso i mass-media degli eventi, delle idee, della storia per cui, più li si vivisezioneranno più cesseranno di esistere. Un giorno, ci si domanderà se lo stesso Heidegger sia mai esistito. Il paradosso sostenuto da Faurisson può apparire odioso e lo è nella sua pretesa di decretare l'inesistenza delle camere a gas, ma, d'altro canto, traduce esattamente il movimento della nostra cultura, l'impasse di una fine di secolo allucinata, affascinata dall'orrore delle sue origini. Comunque sia, se la prova è inutile, non essendovi più alcun discorso storico per istruire il processo, anche la punizione è impossibile. Auschwitz, lo sterminio sono inespiabili. Non vi è alcuna equivalenza possibile nel castigo, e l'irrealtà del castigo provoca l'irrealtà dei fatti. Quello che stiamo vivendo attualmente è completamente diverso. E' il passaggio da uno stadio storico ad uno stadio mitico, la ricostruzione mitica attraverso i mass-media di tutti quegli avvenimenti.

Ed in un certo senso, questa conversione mitica è l'unica operazione che possa, non discolparci moralmente, ma assolverci da questo crimine originale. Per questo però, affinché persino un crimine diventi mito, si deve mettere fine alla sua realtà storica. Altrimenti, tutte queste cose, il fascismo, i campi, lo sterminio, essendo stati e restando per noi storicamente insolubili, siamo destinati a ripeterle eternamente, come una scena primaria. Non sono le nostalgie fasciste ad essere pericolose, ad essere pericolosa ed irrisoria è questa riattualizzazione patologica di un passato di cui tutti, disconoscitori e sostenitori della realtà delle camere a gas, detrattori e difensori di Heidegger, sono attori simultanei e complici. Pericolosa è questa allucinazione collettiva che riporta tutto l'immaginario assente dalla nostra epoca, tutta la posta di violenza e di realtà oggi illusoria, verso quell'epoca, in una specie di compulsione a riviverla, di profonda colpevolezza per non esserci stati. Il caso Heidegger, il processo Barbie, sono le irrisorie convulsioni di questa nostra attuale perdita di realtà, la cui cinica traduzione in passato era contenuta nei proponimenti di Faurisson. «Questo non è esistito» significa semplicemente che non esistiamo nemmeno più abbastanza per conservare memoria e che, per sentirci vivere, non ci restano che i mezzi dell'allucinazione. Post scriptum: di fronte a tutto questo, non potremmo risparmiarci questa fine di secolo? Propongo dì lanciare una petizione collettiva affinché siano anticipatamente soppressi gli anni '90 e si passi direttamente dal 1989 al 2000. Infatti, trovandoci già sul finire del secolo, con tutto il suo pathos necro-culturale, i suoi lamenti, le sue commemorazioni, le sue museificazioni a non finire, dovremmo forse annoiarci per altri dieci anni in questa galera?



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