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Da Libro bianco.

Ingiustificabili quegli “Scritti politici” di Heidegger

Liberal, 25 giugno 1998


Mario Accetto


E' uscito da poco un libro che già per la scelta del titolo si vorrebbe mettere da parte: Martin Heidegger, Scritti politici (1933-1966) , a cura di François Fédier (edizione italiana di Gino Zaccaria, Piemme). Si tratta infatti di pochi scritti d'occasione in cui si documenta l'«errore» commesso da Heidegger, soprattutto durante l'«infelice anno di rettorato» (1933-1934), nell'equivocare le intenzioni di Hitler. Prescindendo da una valutazione di tale «errore», definire così pomposamente queste poco più che cento pagine (discorsi accademici, articoli di giornale in cui si invita a votare nel referendum per uscire dalla «Società delle Nazioni», interviste su giornali ecc.) significa anche fare un cattivo servizio al filosofo. Una ristampa di questi scritti con titolo più modesto e poche note solo esplicative sarebbe stata molto più utile perché nel dibattito su Heidegger e il nazismo si potesse «venire a maggiore decenza»; ma le piroette linguistiche e ideologiche dei vari interventi e le lunghe note (più di due terzi del libro) rendono l'impresa impossibile. Le giustificazioni del curatore sono spesso più grottesche degli stessi testi: l'uso del saluto nazista (Sieg Heil) da parte di Heidegger è semi-giustificato con l'usuale esclamazione degli sciatori (Ski Heil); si impiega una pagina per motivare la traduzione di Selbstbehauptung (autoaffermazione) con «la quadratura in se stesso». Errori banali di traduzione come «Alta Scuola» per «Hochschule» (istituto superiore) permetterebbero forse di spiegare con l'ingenuità altri scivoloni: ma a cosa o a chi servirebbe?



Voci utilizzate nell'articolo

Metodi applicati

Presunzione di connivenza


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