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Da Libro bianco.

Curatore-Recensore, scontro d’alta scuola

Botta e risposta tra Gino Zaccaria e Mario Accetto sugli "Scritti politici" di Heidegger


Liberal, 13 agosto 1998


Gino Zaccaria, Mario Accetto


Rispondo alla recensione degli Scritti politici di Heidegger (Piemme), apparsa su Liberal il 25 giugno. Il recensore trova il libro una specie di bluff, oltre che appesantito da un apparato esagerato. Rimando al mittente queste opinioni in cui la mancanza di argomenti è pari solo al loro tono sprezzante. La conclusione della nota merita invece qualche attenzione. Vi si segnalano «errori banali di traduzione» come questo: aver reso Hochschule con «Alta Scuola». «Che diamine - s'indigna Accetto - come si fa a non sapere che Hochschule vuol dire «istituto superiore», così come Selbstbehauptung significa «autoaffermazione (dell'università tedesca)»? Infatti: come si fa a non saperlo? Solo che Heidegger non usa la parola «Hochschule», ma un'espressione che la esplicita, e cioè «hohe Schule» appunto «alta scuola», ossia quello che l'università avrebbe dovuto divenire, pena il soqquadro del sapere: non un «istituto superiore» (non si trattava, per il filosofo, di essere «istituzionalmente superiori» a nulla!), non un'«accademia», ma una «scuola», un laboratorio in cui, mediante il domandare radicale, avrebbe potuto essere appreso il libero uso delle forze spirituali; e una scuola «alta», ovvero capace di mantenersi - nonostante ogni richiamo dell'utile - all'altezza del proprio compito. L'università come alta scuola - capace, fra l'altro, di far quadrato contro il biologismo razzista, la scienza politicizzata, i roghi di libri, la scienza del folclore, i manifesti contro gli ebrei. Gino Zaccaria (curatore dell'edizione italiana - ndr)

Prendo atto che non si è riusciti «a venire a maggior decenza» nel dibattito su Heidegger e il nazismo (auspicio dei due curatori degli Scritti politici). Il curatore italiano del libro recensito rimanda al mittente le opinioni del recensore. Al recensore non resta quindi che ribadire le obiezioni (anche quelle non citate dal recensito), sottolineare che ha parlato soprattutto di «grottesche giustificazioni» delle traduzioni e delle espressioni heideggeriane, ammettere che nel caso di «Alta Scuola» si tratta piuttosto di vizio maiuscolante e della mancanza di una nota e chiudere così un non dibattito. Mi rimane solo una domanda (che non rivolgo a chi rimanda al mittente le opinioni): è così duro accettare una critica da parte di chi non è completamente dentro il quadrato magico del linguaggio heideggeriano? Mario Accetto



Voci utilizzate nell'articolo

Oscurità


Metodi applicati

Regola del 2 a 1


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