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Da Libro bianco.

Arendt e Heidegger “Sono tua quando vuoi”

L’epistolario tra i due filosofi rivela un amore clandestino, preoccupato delle convenienze, sullo sfondo del nazismo


La Stampa, 14 marzo 1999


George Steiner, traduzione di Ruggero Bianchi

Hannah Arendt. Interprete politica della società e del ruolo delle persone in un ritorno alla polis greca, nasce a Hannover nel 1906 in una famiglia ebraica. Allieva di Husserl, Heidegger, Jaspers, si trasferisce in Francia nel 1933 per sfuggire al nazismo. Collabora con il movimento sionista, ma poi se ne distacca. Nel 1940 fugge negli Stati Uniti. Muore a New York, nel 1975. Le sue opere: Le origini del totalitarismo (1951), Vita attiva (1958), La banalità del male (1963) meditazione sulla natura del male fondata sul resoconto del processo a Eichmann. Postumi escono La vita della mente e Teoria del giudizio politico.

Martin Heidegger. Teorizzatore dell'uomo che non è presenza ma desideri e bisogni, progetto e temporalità, nasce a Messkirch nel 1889. Collabora con Husserl è docente a Marburgo e Friburgo di cui diventa rettore. Il suo discorso Autoaffermazione dell'università tedesca, è visto come adesione al nazionalsocialismo. Invece lui si dimette. Gli alleati, a fine guerra, lo sospendono dall'insegnamento, ma poi lo reintegrano. Muore nel 1976. Tra le sue opere: Essere e tempo (1927), testo dell'esistenzialismo. Sentieri interrotti (1950). Introduzione alla metafisica (1953). In cammino verso il linguaggio (1959). La tecnica e la svolta (1962).


I grandi ritratti di Steiner

Sono convinto che Martin Heidegger sia destinato ad assumere una posizione di primo piano, per quanto controversa e, per il momento, enigmatica in relazione al campo della filosofìa di questo fine-secolo e, anzi, dei secoli futuri. Un'indagine recente mette in rilievo il fatto che le pubblicazioni su Heidegger sono pari, se non superiori, a quelle che si riferiscono a Platone e ad Aristotele.

Sebbene il suo curatore generale Eduard Craig sia un detrattore di Heidegger, la recente Routledge Encyclopedia of Philosophy trasuda ovunque della presenza di Heidegger. Parole-chiave del suo lessico - quali «autenticità», «essere», «essenza», «ontologia», Destruktion, Geworfenheit, die Kehre sono citate e discusse in contesti di ogni genere (...)

Ineluttabilmente, all'opera e alla personalità di Heidegger viene collegato il suo coinvolgimento con il Nazionalsocialismo... Un simile intreccio giustifica il crescente interesse, non certo separabile dai pruriti e dal kitsch dei giornali, per il rapporto tra Hannah Arendt e Martin Heidegger. La fama dei protagonisti e l'ampiezza dei riferimenti politici e filosofici rimandano a una situazione assai particolare e ne creano tutte le premesse. Ma io non sono del tutto persuaso che una tale «franchezza senza precedenti» (per usare la luminosa frase di Ezra Pound) non costituisca una violazione di intimità segrete e legittime. Ai pochi intimi, a una cerchia ristretta che stava attorno alla Arendt e alla sua confidente Mary McCarthy a Manhattan, a testimoni quali Karl Jaspers e Paul Tillich, l'affaire, almeno nelle sue linee generali, era noto da tempo. Tutte queste res privatae vennero rese pubbliche nel 1982 nella spesso pregevole biografia di Elizabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt: For Love of the World («Hanna Arendt: Per amore del mondo»). Un libro che alludeva alla sopravvivenza di una grossa corrispondenza, conservata nell'Archivio Nazionale di Marbach, ma non accessibile alla consultazione né, meno ancora, pubblicabile.

Per ragioni non ancora chiare, Mary McCarthy, uno degli esecutori dell'Arendt Literary Trust, ha consentito l'accesso a quel materiale, pur precisando che lettere di Heidegger non avrebbero potuto essere citate in forma esplicita. Il risultato è stata la pubblicazione, nel 1995, di Hannah Arendt, Martin Heidegger, un resoconto infelice praticamente sotto ogni punto di vista, che ha avuto tuttavia larga diffusione.


Per far cessare i pettegolezzi il figlio del filosofo ha deciso di anticipare la pubblicazione dei «Briefe 1925-1975»: dovevano essere divulgati dopo il Duemila.


Dovendosi confrontare con una caterva di pettegolezzi, prevedendo la possibilità di versioni romanzesche quali quella di Catherine Clément, Martin and Hannah (pettegolezzi usati con acuta intelligenza), Hermann Heidegger, figlio e curatore di Martin, ha ora deciso di pubblicare questi Briefe 1925-1975; molto prima, quindi, della pubblicazione prevista per il prossimo millennio. Le lettere sono state curate e annotate da Ursula Ludz. La chiarezza della presentazione, la discrezione sovente frustrante delle note, la scrupolosa calma della postfazione sono davvero straordinarie. Restano, tuttavia, numerosi interrogativi. Meno di un quarto delle lettere qui pubblicate giungono da Hannah Arendt. Che ne è stato delle altre? Forse che lei, persino nelle fasi appassionate dell'esordio, ha scritto molto meno del maestro? Il grosso dei suoi Briefe è andato perduto o è stato distrutto da Heidegger nella sua fiera strategia di mascheramento nei confronti della moglie, Elfriede, e di un ambiente accademico nel cui ambito ogni disvelamento avrebbe potuto rivelarsi terribilmente pericoloso? O è stata la stessa Arendt a distruggere parte del materiale? I testi di questa raccolta sono integrali; oppure la Ludz, per motivi del tutto plausibili, ponendosi all'interno della cittadella di Heidegger, ha deciso di omettere qualche brano, magari di taglio erotico? Vi sono passi, in questi 168 Dokumente, che pongono un numero di domande almeno pari agli interrogativi cui danno risposta. Il primo incontro, al seminario tenuto da Heidegger a Marburg nel novembre del 1924, è ormai leggendario.


Lei si mise in contatto con lui nel novembre del '24. A febbraio già riceveva il primo focoso biglietto


La Arendt era giunta dalla Königsberg di Immanuel Kant per studiare con un professore che, già a quei tempi, era presentato privatamente in tutti i circoli accademici tedeschi come «il re segreto del pensiero». Se le prove sono attendibili, fu lei a mettersi in contatto con Herr Professor: una mossa che, già in se stessa, era piena di audacia e che, senza dubbio veruno, gli risultò gradita e anzi lo eccitò. «La concretezza», per usare la deliziosa frase di Ursula Ludz, si realizzò, a quanto pare, nel febbraio del 1925. La prima, focosa lettera di Heidegger inizia: «Liebes Fraulein Arendt!» E, dodici giorni dopo, lui scrive: «Liebe Hannah!» In seguito, userà «Liebes» e «Liebstes». Heidegger è ormai stato colpito dal «demonico», dal fulmine eracliteo che infurierà in tutta la sua opera. Virtualmente, l'unica espressione in nostro possesso relativa ai sentimenti della Arendt nel corso di quell'estatica aurora è una riflessione alquanto bizzarra, intitolata Schatten («Ombre»), spedita da Königsberg nell'aprile del 1925. Parla di resa e di maturazione, ma anche di un malessere alquanto turbolento. La gestione della giovane amante - li separavano più di dieci anni - da parte di Heidegger offre un quadro tipico di clandestinità accademica e piccolo borghese. Hannah potrà venire da lui - lei gli dice di prenderla quando e come vuole - a seconda che la luce del suo studio sia accesa o spenta. Allorché s'incontrano in alberghetti fuori mano nel corso di uno dei suoi giri di conferenze, lei deve prendere un tram che non sia quello immediatamente successivo al suo. A prescindere dalla passione, le convenienze vanno rigorosamente rispettate. Per Hannah Arendt il desiderio, con ogni probabilità, era al tempo stesso scatenato e sopraffatto dall'umiliazione. Quanto a Martin Heiddegger, dovettero scatenarsi in lui grandi forze di concentrazione e di creazione. La fase dell'eros coincide infatti con la genesi di Sein und Zeit (...)


Sono 168 lettere non si sa quanto integrali. La loro lacunosità pone più domande che risposte


Karl Jaspers. Filosofo e psichiatra cultore della comprensione oltre la spiegazione, nasce a Oidenburg nel 1883. Insegna filosofìa dal 1916 al 1937. La cattedra gli è tolta per l'opposizione al nazismo. Ripara in Svizzera, insegna a Basilea, dove muore nel '69. Scrive Psicopatologia generale (1913), Psicologia delle visioni del mondo (1919), Filosofia (1932). Ragione ed esistenza (1935) Ragione e libertà (1959)


Le lettere risuonano di una sorta di tenerezza tigresca. Nel 1963, Heidegger riesamina questi mesi di Marburg, che restano per lui «il tempo del potere». Hannah a propria volta (ma la documentazione al riguardo è molto sparpagliata), comincia già ad avvertire che il sentiero rivelatole del maestro risulterà «più lungo e più arduo» di quanto abbia mai pensato, al punto da «esigere tutta una vita, una vita lunga». Un'intuizione profetica che avrebbe affascinato mezzo secolo.

Al colmo dell'estasi, l'egotismo di Heidegger si mantenne prudentemente in guardia. La continua presenza dì Hannah a Marburg poteva creare pericoli sul piano sociale. Entro limiti che ella soltanto in seguito dovette riconoscere, lui si mostrò da un lato favorevole e dall'altro risentito nei confronti della decisione di lei di condurre a termine la propria dissertazione con Karl Jaspers a Heidelberg. A partire da quel momento l'umanità robusta di Jaspers la sua intima lealtà avrebbero occupato uno spazio vitale nella vita pubblica e privata della Arendt. Ma una tale «triangolazione» era altresì destinata a rivelarsi insieme intricata e ricca. Forse Jaspers aveva intuito la vera natura del rapporto tra Heidegger e la Arendt. Quanto a Heidegger, è possibile che si fosse reso conto di tale intuizione. Nei primi anni, i due filosofi mantennero rapporti cordiali e aperti, in prospettiva, persino alla collaborazione reciproca. Jaspers si mostrò lieto della rapida ascesa di Heidegger. Sposato con una donna ebrea, aveva dovuto lasciare il nuovo Reich. Da Basilea, con disgusto non mascherato, osservò il flirt di Heidegger con il disumano. E quando Heidegger si rivolse a Jaspers nel 1945-46, chiedendogli una testimonianza positiva, Jaspers rispose con cocente giustizia e severità. Heidegger non dimenticò mai quello che ai suoi occhi era un invidioso tradimento compiuto da un uomo assai meno importante di lui.

In quel complesso reticolo, Hannah Arendt svolse un ruolo tormentato. Jaspers lottò per sottrarla alla sua dipendenza da Heidegger, cercando di scoraggiarla a ristabilire con lui un rapporto intimo dopo la guerra. Hannah, dal canto suo, si batté per rendere più generosa e più comprensiva 1’opinione nutrita da Heidegger sulle opere di Jaspers. In maniere diverse, i due le erano egualmente indispensabili. Ma nessuno dei due riusciva ad accettare una conclusione tanto evidente. Negli ultimi anni, quasi ogni visita alla Friburgo di Heidegger coincide per lei con un soggiorno con Jaspers.


Nel 29 Hannah si sposò, ma vent'anni dopo tornò a cercare il maestro. Per lui fu «un'epifania»


Il culmine di questo rapporto appassionato tra gli amanti si protrasse dal 1924 al 1928. Il 22 aprile 1928, la Arendt chiuse una lettera con una citazione dai Sonetti Portoghesi di Elizabeth Barret Browning, nella traduzione tedesca di Rilke: «E, solo che Iddio lo voglia, non potrò che amarti ancor meglio oltre la morte». Il suo matrimonio con Günther Stern (Anders nel 1929 pare quasi un tentativo, rivelatosi ben presto fallimentare, di ritrovare un qualche equilibrio lontano da Heidegger. E quando la barbarie infuriò sulla Germania, le voci sull'antisemitismo di Herr Rektor Heidegger si fecero sempre più frequenti. Non disponiamo della lettera di Hannah, che poneva con ogni probabilità amare domande. Ma la risposta di Heidegger, datata inverno 1932-33, è di estrema importanza. Essendo in congedo, Heidegger non si trovava ovviamente nella posizione di dover «escludere gli Ebrei, impedendo loro di essere invitati al mio seminario». Quelli che si recano da lui in vista di una tesi di ricerca sono, in larga misura, ebrei. Lui ha aiutato gli ebrei a ottenere borse di studio all'estero (si pensi all'esempio straordinario di Karl Löwith). La questione ebraica non ha alcuna relazione con i suoi rapporti personali con Cassirer o con Husserl, per quanto problematici essi possano essere. Tutto ciò «non può nemmeno sfiorare il mio rapporto con te» (..).

Sul ritorno di Hannah Arendt a Friburgo, ancora in parte sotto le rovine, il 6 febbraio 1950, s'è sviluppata una piccola mitologia. Mary McCarthy ha fornito alcune versioni alquanto fosche di quanto allora accadde. Por circa vent'anni. non vi era stato di fatto alcun cotatto. Hannah aveva sposato l'indispensabile Hans Blücher a Parigi nel 1940, nel corso del suo viaggio periglioso verso la salvezza americana. Heidegger era sottoposto all'interdetto del processo (benigno) di denazistificazione. Fu lei a farsi viva con lui. Comunque siano andate le cose, la sera e la notte trascorsi nell'hotel della Arendt si rivelarono un'autentica epifania. Nel «chiarore dell'alba», Heidegger ammise «la colpa del proprio silenzio». Il contesto induce comunque a ritenere che egli si riferisca non già al suo terribile silenzio di fronte alle implicazioni del nazismo, bensì, più semplicemente, all'incapacità da lui dimostrata di riprendere il dialogo con la donna amata.

Poi lei venne invitata nella casa di Martin. Con Elfriede Heidegger ebbe luogo una sorta di confessione: o alla presenza della stessa Hannah o immediatamente prima. A partire da quel momento, e fino alla morte della Arendt nel dicembre del 1975, Heidegger costruisce un'autentica «commedia», giocata sull'accettazione reciproca e persino sull'affetto, Elfriede è lieta delle visite di Hannah, aggiunge saluti calorosi a ogni missiva di Martin, pensa all'unione tra Blücher e la Arendt in termini mirabilmente calorosi. Il maestro dirige una partita a quattro letteralmente santificata. Moglie e amante devono restare all'interno di un'orbita devozionale.

Di fatto, la realtà era molto più fosca. Elfriede aveva appoggiato Hitler fin dai primi Anni Venti. Il suo disgusto per gli ebrei era viscerale (...) E adesso saltava fuori quell'amore di vecchia data e addirittura rinnovato per quella brutta ebrea invadente, che emergeva da un nuovo mondo profondamente detestato. La resa dei conti ebbe luogo nel maggio del 1952. Elfriede decise di non tollerare più la presenza della sua rivale nella propria casa. Della rottura successiva si sa ben poco, soprattutto per quanto riguarda il periodo che va dal 1955 al 1965. Sembra certo che i due amanti non s'incontrarono fino al 1967. Allorché, misteriosamente, fiorì un terzo canto di intimità spirituale. Autunnale ma intenso, esso era tuttavia destinato a durare fino alla fine (...).


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