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Da Libro bianco.

Contro Faye l'ombra del totalitarismo

Rinascita, 1 settembre 2005


Michele Zambelli


In questi mesi il circo degli pseudo-intelletuali franco tedeschi ha creato un impressionante fuoco di sbarramento contro l’ultimo libro di Emmanuel Faye, reo di aver riportato alla luce le simpatie politicamente scorrettissime del filosofo Martin Heidegger.

In particolare, la gravissima colpa di Faye sarebbe quella di aver ripreso le tesi di Hugo Ott e di Victor Farias, dimostrando con accurati documenti come il più profondo filosofo dell’esistenzialismo fosse anche suggeritore dei discorsi del “sanguinario e terribile” dittatore coi baffetti. Col senno di poi, il povero Faye avrebbe fatto meglio a starsene zitto e a non pubblicare mai una simile opera incendiaria: “L’introduzione del nazismo nella filosofia”.

La colpa imperdonabile di Faye, prima ancora di sfatare l’immagine falsata di Heidegger costruita a tavolino dai suoi estimatori progressisti, è stata quella di smascherare il dogma fondante delle odierne liberaldemocrazie: quello per cui la ragione e l’intelligenza debbano sempre e comunque schierarsi dalla loro parte.

Faye ha osato mettere in forse questa menzogna collettiva, dimostrando invece come una della più limpide intelligenze del novecento non abbia impedito ad Heidegger di abbracciare la causa nazionalsocialista. Da tutto ciò non può che discendere il crollo verticale della vulgata per cui il nazismo non sia altro che un “accidente storico”, una riemersione incontrollata dei peggiori istinti bestiali dell’umanità covati per secoli nel subconscio collettivo. E contestualmente a stramazzare al suolo è l’idea che la ragione sia il mito esclusivo e legittimante delle odierne liberaldemocrazie occidentali. A livello poi di singoli uomini il lavoro di Faye è stato ancora più devastante, se solo pensiamo alla crisi d’identità postadolescianziale in cui deve aver gettato i tanti heideggeriani progressisti, di colpo obbligati a dimostrare una sorta di “innocenza liberaldemocratica”, sentendosi contaminati per una strana proprietà transitiva, dal seme del male assoluto.

Ecco allora che possiamo capire il perché dell’immediata offensiva negazionista, nonchè dei toni da libro all’indice usati dai tanti alfieri della democrazia, arrivati perfino a sostenere la falsità della documentazione addotta da Faye. Il tutto senza addurre nessuna contro-prova, ma riversando in quantità cubitali il loro odio contro la libertà di ricerca e di espressione di Faye, come a sottolineare che dietro al loro “liberalismo” si nasconda in vero il più odioso totalitarismo.

E tutto questo, nonostante Faye dimostri con prove inoppugnabili come il maestro della filosofia contemporanea intrattenesse rapporti già dal 1920 con una serie di pensatori razzisti (nel senso più deteriore del termine) culminati poi nei seminari inediti del 1933-35. E come se le tracce dei legami profondi tra il pensiero del filosofo tedesco e la dottrina nazista non fossero evidentissimi nella sua maggiore opera metafisica “Essere e tempo”; laddove al centro delle basi della sua filosofia dell’essere, pone come «metafisicamente necessaria” la comprensione da parte del popolo della durata e della stabilità della propria storia, della propria grandezza interiore e del proprio ruolo in essa. E come se dall’ampiezza della comprensione della proprio esserci (Dasein) possa poi scaturire quell’azione spirituale che redime gli uomini e i popoli dall’inutilità della propria epoca. Di contro, il destino già scritto delle masse occidentali, nelle quali il singolo finisce per trovarsi ricompreso, bisognoso e finito (fase dell’olltrepassamento verso il mondo).

Ma più di ogni altra cosa per sbertucciare i falsi cani da guardia della ragione e rispedirli nel loro sottovuoto culturale di intellettuali post-moderni sotto l’effetto di antidepressivi, basterebbe una fotografia in bianco e nero, che ritrae l’oscuro filosofo a Lipsia del novembre 1933, sereno e sorridente tra una selva di camice brune e di pettinature con la diabolica scriminatura.



Voci utilizzate nell'articolo

Discorsi di Hitler

Seminari inediti

Negazionismo


Metodi applicati

Scalare la discesa

Acritica delle fonti


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