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Da Libro bianco.

una Falange di «Nipotini» per l' Heidegger di Farías

Corriere della Sera, 18 ottobre 2008


Carioti Antonio


È una schiera assai composita quella contro cui si scaglia lo studioso cileno Victor Farías nel pamphlet L'eredità di Heidegger, d'imminente pubblicazione in Italia presso l'editore Medusa. Già noto e discusso per aver denunciato i legami tra il filosofo tedesco e il Terzo Reich, l'autore indica tra i deleteri «nipotini di Heidegger» non solo i neonazisti tedeschi, lo storico Ernst Nolte e vari esponenti della «nuova destra» francese, ma anche il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad e quello venezuelano Hugo Chávez. Pare in effetti che il primo abbia partecipato a un «gruppo heideggeriano» di matrice fondamentalista islamica, mentre tra i consiglieri del secondo, teorici del «bolivarismo» in camicia rossa, si contano un paio di convinti seguaci dell'autore di Essere e tempo. Ciliegina sulla torta, fervente ammiratore di Chávez è Gianni Vattimo, definito da Farías «il più ortodosso heideggeriano italiano». Si starebbe dunque diffondendo alle più varie latitudini una sorta di «santa alleanza» heideggeriana all'insegna dell'antiamericanismo, del terzomondismo, dell'ostilità verso Israele. Ma senza negare in alcun modo la pericolosità di simili posizioni, riesce difficile vedere nel culto di Heidegger il denominatore comune di chi le sostiene. Per un heideggeriano come Vattimo infatuato di Chávez, in Italia troviamo uno studioso non meno raffinato e non meno antiamericano, Domenico Losurdo, che è al contrario assai severo verso Heidegger, poiché individua un forte nesso filosofico tra il suo pensiero e l'ideologia nazista. Fondamentalismo e populismo antiliberale hanno molte radici. Heidegger, checché ne pensi Farías, non ne è il «maestro unico».


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