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Da Libro bianco.

Il filosofo del Reich, un cattolico nascosto

La dimensione religiosa di Heidegger

RIVELAZIONI LA FIGURA DEL PENSATORE CHE ADERÌ AL NAZISMO RIEVOCATA IN UN LIBRO DAL NIPOTE SACERDOTE


Corriere della Sera 20 giugno 2011

Armando Torno

Heinrich, secondo figlio di Fritz Heidegger, fratello del filosofo Martin, è un sacerdote cattolico. Fu molto vicino allo zio nell' ultima fase della vita. Dal 1994, a Messkirch, la cittadina nel Land del Baden-Württemberg che diede i natali al pensatore, cataloga i materiali relativi alla biografia del parente di cui conosce segreti e sfumature.

Pierfrancesco Stagi, che svolge attività di ricerca a Tubinga e a Friburgo, lo ha incontrato in diverse occasioni e ha raccolto in un libro, firmato dallo stesso Heinrich, notizie importanti sulla vita e sulle scelte di uno dei personaggi chiave della filosofia contemporanea: Martin Heidegger. Mio zio (Morcelliana, pp. 120, Euro 11). Il volume, in libreria da oggi, offre tra l' altro notizie inedite sui sentimenti religiosi di Heidegger. Del resto, padre Heinrich fu scelto dallo zio, negli ultimi anni della sua esistenza, come confessore e consigliere spirituale, tanto che con Bernhard Welte ha presieduto la cerimonia di sepoltura. Dopo aver ricordato l' ingresso del giovane Martin nel noviziato dei gesuiti a Tisis, presso Feldkirch, e la delusione avuta per il «rifiuto di essere accolto nell' ordine», rammenta l' iscrizione come studente di teologia al «Collegium Borromaeum», a Friburgo, dove l' autore di Essere e tempo iniziò gli studi nel semestre invernale 1909-10. Si sa che fu poi una malattia a motivarlo diversamente e a convincerlo che la sua strada sarebbe stata la filosofia, «anche se per tutta la vita - sottolinea Heinrich - non avrebbe mai abbandonato la teologia». Del resto, la sua prima opera letteraria è il saggio Atmosfera di Ognissanti, uscita sul giornale locale, lo «Heuberger Volksblatt» del 5 novembre 1919. Precisa comunque il nipote: «Lo zio Martin si è "liberato" solo dopo l' interruzione dello studio della teologia da una stretta forma di vita cattolica».

E inoltre, sottolinea, pur essendosi allontanato «dal "sistema del cattolicesimo", non è mai fuoriuscito dalla Chiesa, come a torto è stato scritto». E ancora: «Ciò che lo ha mosso per tutta la vita è la domanda su Dio, anche se filosoficamente non l' ha mai esplicitata». Certo, la moglie Elfride era protestante, laica, ma i due si sposarono con rito cattolico; né va dimenticato il legame con figure come Romano Guardini, lo stesso che, tra l' altro, regalò al filosofo il 7 giugno 1950 il suo Deutscher Psalter con una dedica ricordata dal nipote: «Per Martin Heidegger per la gioia di averlo rivisto dopo tanto tempo». In Fenomenologia e teologia (si trova in Segnavia, tradotto da Adelphi) Heidegger affronta il «prender parte» e l' «aver parte» all' evento della crocifissione: «Tutto l' esserci in quanto cristiano, in quanto cioè, riferito alla croce, viene posto davanti a Dio e l' esistenza colpita da questa rivelazione diventa manifesta a se stessa nella sua dimenticanza di Dio».

Questa partecipazione «esistenziale» a quanto accadde sul Golgota scuote e non lascia indifferenti. Inoltre emerge nelle pagine dei ricordi e delle considerazioni del nipote il rapporto di Heidegger con l' arcivescovo Conrad Gröber (1872-1948), le cui prediche erano a volte stenografate da agenti della Gestapo; si ricordano numerosi teologi che partecipavano ai suoi seminari, tra i quali spiccano i fratelli, entrambi gesuiti, Hugo e Karl Rahner. Ecco poi il suo «grande interesse» per il Concilio Vaticano II, nel quale «leggeva una rottura della Chiesa con il passato». Utilizzava i testi originali o la Bibbia di Lutero, «perché sapeva quanto l' esegesi cattolica ai tempi della sua giovinezza fosse rimasta indietro, a livello elementare». Heinrich non tralascia di parlare dell' adesione al nazismo dello zio. Rivela, per esempio, che alla fine del gennaio 1944, accompagnandolo in stazione, «mi raccontò che doveva portare ancora il simbolo del partito sulla giacca», anche se «nelle molte settimane e mesi che egli aveva passato presso di noi si era dimostrato sempre molto critico nei confronti del partito e di Hitler». E ribadisce che negli anni successivi all' incarico di rettore, quando l' adesione fu palese, «gli uditori più attenti di mio zio ascoltarono da lui una critica costante dell' ideologia nazista. Egli era spiato e non è sicuro se anche per questo si sia lasciato sfuggire durante le sue lezioni la frase "dalla grandezza interiore di questo movimento"» (si legge in Introduzione alla metafisica, traduzione italiana edita da Mursia). Emerge inoltre che in quel tempo Heidegger non si fidava di nessuno, tranne che del fratello.

Il filosofo fu anche impiegato nell' autunno 1944 tre settimane come soldato della riserva, poi fu «congedato per motivi di salute». Si scopre infine che copie dei suoi manoscritti vennero ospitati nei giorni critici della guerra nel caveau della banca di Messkirch. E lì, durante i bombardamenti del febbraio 1945, trovò rifugio anche lui.


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