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Da Libro bianco.

Guerra Francia-Germania per il filosofo antisemita

«Nouvel Observateur» publica inediti scritti heideggeriani contro gli ebrei Sull'esegesi di «trappole e giudaismo» si azzuffano filologi delle due nazioni


Libero. 12 dicembre 2013


Gianluca Veneziani


Non Ad accrescere la leggenda nera su Martin Heidegger ci pensano adesso i Quaderni neri. Il prossimo 13 marzo verranno infatti pubblicati in Germania, dall'editore Klostermann, gli Schwarzen Hefte, 1200 pagine di appunti inediti, scritti dal filosofo tedesco tra 1931 e 1946, che dimostrerebbero in modo inoppugnabile il suo anti-semitismo. Nel frattempo il curatore dell'opera, lo studioso tedesco Peter Trawny, sta per pubblicare un saggio intitolato Heidegger: I Quaderni neri e l'antisemitismo storico che, a partire dall'inedito heideggeriano, dimostra quanto il disprezzo del pensatore nei confronti degli ebrei fosse radicato, seppur su basi diverse dall'ideologia antisemita del nazismo.

La pubblicazione imminente di questi due volumi ha provocato polemiche anticipate da parte di alcuni studiosi heideggeriani francesi, che — come ricorda il quotidiano Le Nouvel Observateur — hanno letto in anteprima le pagine del manoscritto. Hadrien France-Lanord, curatore del Dizionario Heidexer, pur ammettendo che lo scopo di Heidegger nei Quaderni neri è «pietoso», sostiene che intutta l'opera del filosofo non c'è una sola riga che possa essere definita antisemita. A sua volta Francois Fédier altro studioso del pensatore tedesco, estrapolando dal testo alcune frasi apparentemente antisemite, ne smorza la carica aggressiva. Nel libro, Heidegger sostiene infatti che «il giudaismo è sempre associato all'assenza di terra e all'ossessione per il calcolo e il commercio» e contesta «la tenace abilità degli ebrei a contare», mettendo in guardia dalle «trappole del giudaismo mondiale». Secondo Fédier, queste espressioni, pur avendo una connotazione fortemente negativa, non vanno attribuite a un atteggiamento antisemita, ma ricondotte all'aspra critica di Heidegger contro la Machen-schaft, ossia il dominio della tecnica, fondato sulla macchinazione, il calcolo e l'efficienza. In un altro passaggio, ancora più controverso, il pensatore di Friburgo si augura che «l'ebraismo si auto-escluda dal popolo tedesco»."Sembrerebbe un invito ai giudei ad autoghettizzarsi e quindi una legittimazione dell'odio razziale", ma poco dopo Heidegger corregge il tiro, rimarcando: «Precisazione a destinazione degli asini: queste considerazioni non hanno niente a che fare con l'antisemitismo. Il quale è sia insensato che abietto». La polemica heideggeriana contro il giudaismo va dunque fatta rientrare nella sua insofferenza verso tutti gli «-ismi»: il nichilismo, l'americanismo, il bolscevismo e il giudaismo, certo, ma anche il nazismo e l'antisemitismo.

Ciò non toglie che alcune valutazioni del filosofo nei Quaderni suonino fuori luogo. Come scrive un altro esperto di Heidegger, Stéphane Zagdansld, «qui uno spirito eccezionale perde la sua lucidità sotto l'effetto di una fascinazione deleteria», cosicché «alcune sue frasi assumo- no la forma di una cretineria costernante e di un'im- becillità molto comune». L'errore di metodo tuttavia, secondo Zagdanski, è trasferire i giudizi ingenui o farneticanti di questi quaderni all'intera opera heideggeriana, derubricando la stia filosofia a un pensiero antisemita tout court. Per questo, scrive lo studioso, «bisogna mantenersi saldi contro chi, come Trawny, ritiene che il pensiero di Heidegger sia contaminato di antisemitismo.

La sua è un'interpretazione delirante». Non è la prima volta che la pubblicazione di un volume su Heidegger crea una cesura nel mondo accademico. Nel 2005 Emmanuel Faye diede alle stampe il saggio Heidegger, l'introduction du nazisme in philosophie, in cui sosteneva la matrice nazista del pensiero heideggeriano e viceversa, citando, tra l'altro, un'espressione tratta dalle lettere del filosofo alla moglie Elfride: «La giudaizzazione della nostra cultura e delle nostre università è in effetti spaventosa, e ritengo che la razza tedesca dovrebbe trovare sufficienti energie interiori per emergere».

In risposta, un gruppo di studiosi facente capo a Francois Fédier scrisse il libro Heidegger àplusfort raison, in cui difendeva la gandezza del pensiero heideggeriano da queste critiche «approssimative». A 80 arnni esatti dall'accettazione, da parte di Heidegger, dell'incarico di rettore dell'Università di Friburgo, su designazione del regime nazista, e da quell'Appello agli studenti tedeschi, in cui lui diceva testualmente «Il Fhurer è la realtà tedesca dell'oggi e del domani e la sua legge», l'autore di Essere e Tempo continua a dividere i critici tra emuli e censori. Per dirla con Zagdansld, «Niente potrà mai cambiare: né la grandezza del pensiero di Heidegger, né l'animosità di fondo che egli susciterà sempre».

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