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Da Libro bianco.

I Quaderni Neri. Il figlio di Heidegger si ribella: "Papà? Mai stato antisemita"

Alla Milanesiana il libro di Trawny accusa il filosofo di razzismo. Ma l’erede e l’allievo Von Herrmann ribaltano la tesi-scandalo

Libero Pensiero, 30 giugno 2015


Claudia Gualdana


La parola «fine» ancora non c'è. La querelle sui Quaderni neri di Martin Heidegger è il giallo filosofico del momento.

Gli attori sono attivi, mentre il filosofo della Foresta Nera riposa in pace, forse aspettando un po' di giustizia. C'è innanzitutto Peter Trawny, il detrattore. Il suo libro, Heidegger e il mito della cospirazione ebraica, esce a giorni da Bompiani e sarà presentato alla Milanesiana, la kermesse ideata da Elisabetta Sgarbi. Ma l'unanimità intorno alle accuse di antisemitismo da lui rivolte a Martin Heidegger si è a dir poco incrinata. L'intervista al filosofo Friedrich-Wilhelm von Herrmann uscita su Libero lo scorso 28 maggio ha avuto una certa eco in Germania: il nostro è l'unico quotidiano al mondo a difendere Martin Heidegger.

Vale la pena tornare sull'argomento, non solo perché il figlio del filosofo tedesco, Hermann Heidegger, ha voluto scrivere a Libero la lettera qui pubblicata: von Herrmann, unico allievo vivente del grande pensatore tedesco, e Francesco Alfieri, docente all'Università Lateranense di Roma, hanno ancora molto da dire. Innanzitutto che presto in Italia uscirà un libro scritto a sei mani: «L'intento del francescano e professore di filosofia Francesco Alfieri con lo scrivente e con Claudia Gualdana, che analizzerà la strumentalizzazione giornalistica di questi anni, è redigere un libro per evidenziare, contro ogni strumentalizzazione a-filosofica, la grandezza e l'importanza senza tempo del pensiero di Martin Heidegger», spiega von Herrmann.

Perché di filosofico, nel procedere di Trawny, a quanto pare c'è ben poco, spiega von Herrmann: «E chiaro che strumentalizza l'edizione dei Quaderni neri. Visto che con le sue pubblicazioni non ha avuto successo accademico e non ha raggiunto una cattedra remunerata, ha deciso di avventurarsi sulla via opposta e accusare pubblicamente e a livello internazionale Heidegger come antisemita sulla base dei quaderni neri, anzi a dichiarare il cosiddetto antisemitismo di Heidegger come sfondo esoterico di tutto il suo pensiero. Così facendo ha però dimostrato di non aver capito nulla del pensiero di uno dei più grandi filosofi del nostro tempo, anzi di averlo travisato e di aver osato denigrarlo».

In pratica Trawny sta straziando l'eredità teoretica di uno dei più grandi pensatori del Novecento buttandola in politica. Alfieri, che nel libro di cui anticipiamo l'uscita si occuperà del presunto antisemitismo di Hei-degger, ribadisce l'imprescindibilità della grandezza del suo pensiero: «Heidegger è il primo filosofo che traccia un'analisi della storia sull'Essere e che si pone la do-manda su "che cos'è l'Essere" e per poterlo fare si rivolge a un' entità concreta che gli possa rispondere, il Da-sein, cioè l'esserci. Tutti i filosofi venuti dopo di lui hanno dovuto fare i conti con la sua genialità: basti pensare ad Hannah Arendt, Edith Sterni, Karl Jaspers, Jean Paul Sartre, Albert Camus, per restare in Italia a Emanuele Severino e a Franco Volpi».

Imprescindibile Heidegger lo è stato anche per Trawny, il quale tuttavia ha scelto di voltargli le spalle per far parlare anche toppo di sé: «Sfrutta volutamente la “questione ebraica” per i propri interessi di carriera», dichiara von Herrmann, gentiluomo di teutonica e ammirevole franchezza. «Per poter capire la storia dell'Essere bisogna conoscere un testo fondamentale di Heidegger, Contributi alla filosofia. Sull’evento, ma Trawny evidentemente non lo conosce, perché se lo conoscesse saprebbe che Heidegger non pensa in modo antisemita, e non considera gli ebreiautori di una macchinazione, di un pensiero razionale che è di ostacolo alla storia dell'Essere. Le conclusioni alle quali giunge non hanno una consecuzione logico-interpretativa, dal momento che non sa spiegare cos'è l'antisemitismo metafisico, né la storia o l'oblio dell'Essere», spiega Alfieri.

In Francia il polverone sollevato da Trawny ha infastidito la comunità ebraica. Lo testimonia von Herrmann: «In occasione del grande convegno sui Quaderni neri nella biblioteca nazionale di Parigi dello scorso marzo il professore di filosofia israeliano Alain Finkielkraut disse: “Mi ripugna un tale filosemitismo, mi spaventa questo anti-heideggerianismo». Lasciando intendere che il filosemitismo oggi è impugnato come una mannaia pronta a calare alla bisogna sulla testa della libertà di espressione. D’altra parte, continua Alfieri, «Trawny è il prototipo di chi si lascia sedurre dalle manipolazioni politiche ed economiche per creare un sistema di 'pensiero alterato' e poco aderente alla verità delle cose. Ma la strumentalizzazione ci porta alla deriva di un pensiero che non è più libero di esprimersi perché chiuso nelle logiche del potere politico».

Giunti a questo punto, è bene rendere noti alcuni particolari della carriera accademica di Peter Trawny, a suo tempo sostenuta proprio da von Herrmann: «L’ho conosciuto poco dopo la sua laurea a Wuppertal. Allievo del mio venerato collega Klaus Held, su sua richiesta ho tentato di sostenerlo, ad esempio con una lettera di presentazione per la sua nomina a professore straordinario sei anni dopo il suo dottorato». Gli intellettuali condividono le normali esigenze di tutti gli uomini, in altre parole devono tirare a campare: «Siccome, all’età di 51 anni, ancora non aveva un posto di professore retribuito dovendo sostenere moglie e figlio, per alleviare la sua difficile situazione finanziaria ho suggerito il suo nome come curatore dei nove volumi dei Quaderni neri».

Il rapporto tra Trawny e von Herrmann si è concluso bruscamente per volontà di quest'ultimo a lavoro ultimato: «In una lettera gli ho comunicato che da subito avrei interrotto ogni contatto con lui». Questo perché l'anziano professore, dopo aver “raccomandato” Trawny agli eredi di Martin Heidegger ne è stato tradito, trovandosi di fronte fronte un testo inaccettabile, fonte di grave imbarazzo: «Hermann Heidegger aveva fatto cancellare dal manoscritto di Trawny tutti i passi insostenibili. Ma anche con il resto del libro non erano d'accordo né lui, né suo figlio Arnulf. Io stesso sono esterrefatto delle sue affermazioni che non soddisfano minimamente la pretesa di essere un’interpretazione, ma che sono piuttosto dei pericolosi inganni, e del tono non solo del libro stesso, ma anche delle sue apparizioni pubbliche a livello nazionale e internazionale. Ho dovuto riconoscere che mi ero profondamente sbagliato riguardo all’integrità caratteriale di Peter Trawny».

Friederich Wilhelm von Herrmann, Hermann Heidegger e Francesco Alfieri vogliono chiarezza e giustizia. Giudicano il libro di Trawny un'offesa al pensiero e alla persona del loro illustre maestro e antenato, per di più frutto di una «spaventevole mancanza di precisione concettuale e di capacità di giudizio filosofico» che «fraintende e sconfessa i quarantasei anni seguenti del pensiero di Heidegger sulla storia dell'Essere».

La giustizia parte dalle colonne italiane del quotidiano Libero. Per quanto riguarda il lavoro del curatore dei Quaderni neri, sul quale abbiamo il diritto di nutrire più di un dubbio, lasciamo l'ultima parola a von Herrmann: «le pubblicazioni di Trawny susseguenti alla sua svolta mi ripugnano».


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La lettera esclusiva della famiglia.

Noi gli ebrei li frequentavamo

«È vero: mio padre aderì al nazismo, ma se ne pentì subito e lo criticò»

Questa lettera è stata inviata dall'Avvocato Arnulf Heidegger, figlio del Signor Hermann Heidegger, e nipote del grande filosofo al Prof. Friedrich-Wilhelm von Herrmann. Contiene le dichiarazioni e il pensiero del figlio di Martin Heidegger sul caso «Quaderni Neri».

Caro Signor von Herrmann, dopo diverse lunghe telefonate con mio padre posso ora mandarLe questo testo che egli autorizza affinché venga pubblicato sul quotidiano Libero.

Mio padre era critico nei confronti dell'ebraismo, ma non era assolutamente un antisemita. Nei "Quaderni neri" i testi che contengono osservazioni sugli ebrei, messi insieme, riempiono al massimo tre di 1250 pagine. Dal punto di vista del contenuto, inoltre, si tratta piuttosto di osservazioni a margine che non hanno alcuna importanza centrale. Basare su di esse un "antisemitismo storico dell'essere" di mio padre, come fa il signor Trawny, non convince. Mio padre non ammetteva alcun odio nei confronti degli ebrei. Di fatto, in tutta la sua vita ha mantenuto rapporti di amicizia con molti ebrei. Il nostro pediatra era ebreo. La migliore amica di mia madre era di origini ebraiche. Conoscendo la vita privata di mio padre, l'accusa di antisemitismo è semplicemente assurda.

Il signor Trawny è da diverso tempo un buon collaboratore dell'edizione completa delle opere di mio padre. Egli godeva della mia piena fiducia, per cui gli affidai l'edizione dei "Quaderni neri". Sono deluso delle sue deduzioni. Continuiamo a parlarci, ma riguardo ai contenuti siamo agli antipodi.

Anche se mio padre divenne membro del partito nel 1933, già dopo circa mezzo anno se ne pentì. Egli non detenne mai alcuna mansione all'interno del partito e non partecipò mai a nessuna riunione di partito. Egli ha ammesso il suo errore. I "Quaderni neri" sono pieni di osservazioni critiche contro il nazionalsocialismo.

Dott. Hermann Heidegger (traduzione italiana di Francesco Alfieri)

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