Differenze tra le versioni di "Presunzione di connivenza"
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− | Questo schema si applica a chiunque tenti di apportare un chiarimento o di ristabilire una verità o anche semplicemente di far apparire un pregiudizio come tale. Il fatto di ristabilire una verità rispetto a una non-verità è immediatamente inteso come un "atteggiamento di parte" e procura all'autore la patente di "apologeta", ovvero di uno che ''per partito preso'' vuole difendere l'indifendibile. Contro di lui scatta così la '''presunzione di connivenza''', e tutto ciò che egli dice diventa la prova di una malcelata complicità con l'accusato e con il suo ''già sempre accertato'' nazismo e [[antisemitismo]]. Il presunto connivente diventa quindi a sua volta un estremista, un ''ultras'' heideggeriano, i cui argomenti, indipendentemente dal loro contenuto di verità, rappresentano un mero segnaposto nel computo valoriale delle c.d. "posizioni" sul "caso Heidegger". A seconda del posto che l'estensore dell'articolo sceglie di occupare in tale computo valoriale, i presunti conniventi vengono di volta in volta rappresentati come ingenui creduloni, oppure "minimizzatori", "relativizzatori", [[ | + | Questo schema si applica a chiunque tenti di apportare un chiarimento o di ristabilire una verità o anche semplicemente di far apparire un pregiudizio come tale. Il fatto di ristabilire una verità rispetto a una non-verità è immediatamente inteso come un "atteggiamento di parte" e procura all'autore la patente di "apologeta", ovvero di uno che ''per partito preso'' vuole difendere l'indifendibile. Contro di lui scatta così la '''presunzione di connivenza''', e tutto ciò che egli dice diventa la prova di una malcelata complicità con l'accusato e con il suo ''già sempre accertato'' nazismo e [[antisemitismo]]. Il presunto connivente diventa quindi a sua volta un estremista, un ''ultras'' heideggeriano, i cui argomenti, indipendentemente dal loro contenuto di verità, rappresentano un mero segnaposto nel computo valoriale delle c.d. "posizioni" sul "caso Heidegger". A seconda del posto che l'estensore dell'articolo sceglie di occupare in tale computo valoriale, i presunti conniventi vengono di volta in volta rappresentati come ingenui creduloni, oppure "minimizzatori", "relativizzatori", [[2150731ICS|"adepti" di qualche innominabile congiura]] e finanche [[2120708IMA|impostori e "denazificatori"]]. |
Si veda anche la voce [[Negazionismo]]. | Si veda anche la voce [[Negazionismo]]. |
Versione delle 17:36, 6 ago 2015
Categoria: Metodi
Questo schema si applica a chiunque tenti di apportare un chiarimento o di ristabilire una verità o anche semplicemente di far apparire un pregiudizio come tale. Il fatto di ristabilire una verità rispetto a una non-verità è immediatamente inteso come un "atteggiamento di parte" e procura all'autore la patente di "apologeta", ovvero di uno che per partito preso vuole difendere l'indifendibile. Contro di lui scatta così la presunzione di connivenza, e tutto ciò che egli dice diventa la prova di una malcelata complicità con l'accusato e con il suo già sempre accertato nazismo e antisemitismo. Il presunto connivente diventa quindi a sua volta un estremista, un ultras heideggeriano, i cui argomenti, indipendentemente dal loro contenuto di verità, rappresentano un mero segnaposto nel computo valoriale delle c.d. "posizioni" sul "caso Heidegger". A seconda del posto che l'estensore dell'articolo sceglie di occupare in tale computo valoriale, i presunti conniventi vengono di volta in volta rappresentati come ingenui creduloni, oppure "minimizzatori", "relativizzatori", "adepti" di qualche innominabile congiura e finanche impostori e "denazificatori".
Si veda anche la voce Negazionismo.