Differenze tra le versioni di "Assenza di autocritica"
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Categoria: Voci
"Heidegger non fece mai autocritica / non si pentì mai dei suoi errori..."
E' una delle Voci più diffuse, ma è completamente infondata. Tutti i corsi di Heidegger successivi al 1933 costituiscono una critica profonda dei principi del nazionalsocialismo: dal biologismo razzista al pangermanesimo, dal fanatismo al "culto del capo". Come se non bastasse, vi sono numerosi luoghi in cui Heidegger parla apertis verbis del proprio rettorato definendolo "il mio errore" (mein Irrtum). Nel seminario del 1937-1938 Die Bedrohung der Wissenschaft ("La minaccia che grava sulla scienza"), Heidegger definisce il suo tentativo «senza dubbio un errore da ogni possibile punto di vista» (cfr. Scritti politici, p. 215). Dopo la guerra, Heidegger ha ripetutamente chiarito il proprio errore in numerosi testi e lettere. Infine, nell'intervista rilasciata nel 1966 a Der Spiegel e pubblicata postuma nel 1976 si trova una spiegazione esaustiva del proprio errore politico (cfr. Scritti politici).
Pertanto 1) Heidegger riconobbe molto presto che il proprio tentativo fu un errore e si comportò di conseguenza, e 2) dopo la caduta del nazismo non si sottrasse al dovere di fornire spiegazioni e chiarimenti sul proprio rettorato.
La presunta Assenza di autocritica si combina solitamente con un altro cliché molto diffuso, e cioè quello del cosiddetto Silenzio di Heidegger (si veda la relativa voce).
In una versione più estremista, condivisa da pochi audaci (Faye, Di Cesare), la Voce afferma invece che Heidegger "restò (convintamente) nazista fino alla fine" del regime nazista, e persino oltre (si veda la voce Quarto Reich).