Differenze tra le versioni di "Immunitas fictionis"
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− | E' la peculiare immunità di cui si gode quando ci si fa portatori di un'ipotesi (''fictio''). Ad esempio, un teologo che in un suo trattato discutesse l''ipotesi'' della non esistenza di Dio, o un giurista che in un commentario considerasse l' ''ipotesi'' della legittimità del regicidio, potrebbero invocare l'eccezione dell' ''immunitas fictionis'' dinanzi a un eventuale tribunale d'inquisizione o di censura. | + | E' la peculiare immunità di cui si gode quando ci si fa portatori di un'ipotesi (''fictio'') allo scopo di discuterla criticamente. Ad esempio, un teologo che in un suo trattato discutesse l''ipotesi'' della non esistenza di Dio, o un giurista che in un commentario considerasse l' ''ipotesi'' della legittimità del regicidio, potrebbero invocare l'eccezione dell' ''immunitas fictionis'' dinanzi a un eventuale tribunale d'inquisizione o di censura. |
− | Tale ''immunitas'' può però essere abusata, e diventare un mero espediente per | + | Tale ''immunitas'' può però essere abusata, e diventare un mero espediente per garantirsi la licenza di fare ogni genere di affermazioni senza dover subire l'onere della prova o dell'argomentazione. Nel suo odierno utlizzo, l' ''immunitas fictionis'' diventa licenza... di ''fiction'' (!): se dichiaro in partenza che ciò che scrivo appartiene al genere ''fiction'', allora ho licenza di dire tutto ciò che voglio. Questo metodo è stato sperimentato con successo da P. Feinmann nel libro ''L'ombra di Heidegger'' (vedi [[Riferimenti bibliografici]]). |
− | La mescolanza di realtà e finzione è una caratteristica costante dei libri sul "nazismo di Heidegger", da Farias a Faye passando per Elzibieta Ettinger e Losurdo (vedi [[Riferimenti bibliografici]]). Non è quindi esatto quello che scrivono i prefatori del libro di Feinmann: «Nessuno prima di Feinmann aveva sperimentato la finzione letteraria per affrontare la compromissione di Heidegger con il nazionalsocialismo». Si può tuttavia concedere che nessuno, prima di Feinmann, avesse considerato che l'elemento ''fiction'' delle loro "ricerche" fosse non un difetto da nascondere, ma la ''virtù'' da esibire. In questo senso il libro di Feinmann rappresenta a tutti gli effetti una novità nel panorama della pubblicistica anti-heideggeriana. | + | La mescolanza di realtà e finzione è una caratteristica costante dei libri sul "nazismo di Heidegger", da Farias a Faye passando per Elzibieta Ettinger e Losurdo (vedi [[Riferimenti bibliografici]]). Non è quindi esatto quello che scrivono i prefatori del libro di Feinmann: «Nessuno prima di Feinmann aveva sperimentato la finzione letteraria per affrontare la compromissione di Heidegger con il nazionalsocialismo» (si veda [[2070704IRE]]). Si può tuttavia concedere che nessuno, prima di Feinmann, avesse considerato che l'elemento ''fiction'' delle loro "ricerche" fosse non un difetto da nascondere, ma la ''virtù'' da esibire. In questo senso il libro di Feinmann rappresenta a tutti gli effetti una novità nel panorama della pubblicistica anti-heideggeriana. |
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Versione delle 14:58, 3 lug 2010
Categoria: Metodi
E' la peculiare immunità di cui si gode quando ci si fa portatori di un'ipotesi (fictio) allo scopo di discuterla criticamente. Ad esempio, un teologo che in un suo trattato discutesse lipotesi della non esistenza di Dio, o un giurista che in un commentario considerasse l' ipotesi della legittimità del regicidio, potrebbero invocare l'eccezione dell' immunitas fictionis dinanzi a un eventuale tribunale d'inquisizione o di censura.
Tale immunitas può però essere abusata, e diventare un mero espediente per garantirsi la licenza di fare ogni genere di affermazioni senza dover subire l'onere della prova o dell'argomentazione. Nel suo odierno utlizzo, l' immunitas fictionis diventa licenza... di fiction (!): se dichiaro in partenza che ciò che scrivo appartiene al genere fiction, allora ho licenza di dire tutto ciò che voglio. Questo metodo è stato sperimentato con successo da P. Feinmann nel libro L'ombra di Heidegger (vedi Riferimenti bibliografici).
La mescolanza di realtà e finzione è una caratteristica costante dei libri sul "nazismo di Heidegger", da Farias a Faye passando per Elzibieta Ettinger e Losurdo (vedi Riferimenti bibliografici). Non è quindi esatto quello che scrivono i prefatori del libro di Feinmann: «Nessuno prima di Feinmann aveva sperimentato la finzione letteraria per affrontare la compromissione di Heidegger con il nazionalsocialismo» (si veda 2070704IRE). Si può tuttavia concedere che nessuno, prima di Feinmann, avesse considerato che l'elemento fiction delle loro "ricerche" fosse non un difetto da nascondere, ma la virtù da esibire. In questo senso il libro di Feinmann rappresenta a tutti gli effetti una novità nel panorama della pubblicistica anti-heideggeriana.