Latine dictum

Da Libro bianco.

Categoria: Metodi

La falsa attribuzione a Heidegger di idee, pensieri, concetti e intenzioni è una costante della pubblicistica anti-heideggeriana. In tale contesto, è degna di nota la falsa attribuzione di espressioni testuali, spesso riportate tra virgolette in modo da indurre il lettore a credere che si tratti di citazioni letterali (come ad esempio la frase “gli ebrei si sono autoannientati”, o il monito “Tedeschi, non piegatevi alla democrazia!”). Per suffragare tale attribuzione, a volte si ricorre perfino al trucco di coniare una (inesistente, in Heidegger) espressione in lingua tedesca – in ossequio al noto adagio Quidquid latine dictum sit, altum videtur (qualunque cosa detta in latino suona autorevole) – opportunamente riadattato in “qualunque scempiaggine scritta in tedesco suona heideggeriana”. Definiamo questo metodo Latine dictum.

Un esempio di Latine dictum si trova nel libro di Emmanuel Faye, in riferimento alla presunta celebrazione della svastica da parte di Heidegger (si veda la voce Omaggio alla svastica). Lo schema di Heidegger (un innocuo grafico che illustra i nessi tra alcune dizioni-chiave di un poema di Hölderlin) diventa, nella delirante interpretazione di Faye, una «croce [uncinata] potenziata», e l’intero corso di Heidegger si risolve in un’«esegesi esoterica di questa Kruckenkreuz»<ref>E. Faye, L’introduzione del nazismo nella filosofia, trad. it. p. 167.</ref>. Ma come osserva François Fédier «A differenza di ciò che lascia intendere la nota 117 del libro [n. 122 dell’edizione italiana] Heidegger non impiega da nessuna parte il termine Krückenkreuz. [...] Il termine è in effetti introdotto da E. Faye, non da Heidegger!»<ref>François Fédier, “Faux procès”, in Heidegger à plus forte raison, Fayard, Paris 2015, pp. 27-28.</ref>

Un altro esempio eclatante di Latine dictum si trova in un articolo di Richard Wolin sul Corriere della Sera a proposito dei Quaderni Neri di Heidegger. Scrive Wolin: «In quelle pagine [scil. nei Quaderni Neri] Heidegger qualifica perfidamente l’Olocausto come atto di "auto-annientamento ebraico" ("judische Selbstvernichtung")». Ora, non solo Heidegger non qualifica affatto l’Olocausto in quel modo (si veda la voce Autoannientamento), ma neppure impiega da nessuna parte l’espressione «judische [recte: jüdische] Selbstvernichtung» - che è infatti un'invenzione dello stesso Wolin.

Il metodo del Latine dictum ha però anche un’applicazione più generale, che va al di là della falsa attribuzione di espressioni testuali a Heidegger. Appartiene a questo metodo anche l’uso immotivato o puramente ammiccante di espressioni tedesche, al solo evidente scopo di conferire una patina di credibilità e autorevolezza al discorso, o semplicemente di renderlo “più interessante”. A volte, però, nonostante le buone intenzioni dell’utilizzatore, l’ammiccamento produce un effetto contrario e involontariamente comico; ciò accade quando l’espressione tedesca sia citata fuori luogo o con errori ortografici e/o grammaticali – ad esempio, nel caso di Giuliano Ferrara che in un intervento televisivo si scaglia contro «l'autore del [sic] Rektoratsrede», o di Antonio Gnoli che su Repubblica evoca la (terribile) «Fräu [sic] Elfriede».


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Metodo applicato nei seguenti Articoli:

2151127IRE1 La Repubblica, 27 novembre 2015 Nell'abisso dello Zibaldone maledetto di Heidegger di Antonio Gnoli

2150417ICS Corriere della Sera, 17 aprile 2015 Addio Heidegger! di Richard Wolin