Differenze tra le versioni di "Aggettivo squalificativo"
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Il metodo qui descritto basa il suo funzionamento su quella che i linguisti chiamano la ''lingua di legno'', ovvero la sclerotizzazione del linguaggio tipica dei regimi totalitari. Nel nostro caso, esempi di lingua di legno sono gli usi meccanici e ripetitivi di ''format'' linguistici che consentono all'utilizzatore di turno di farsi rapidamente intendere eludendo ogni interrogazione. In questo contesto, l'''aggettivo'' assume un ruolo-chiave, dal momento che permette di ''squalificare'' preventivamente sgravando colui che lo usa dall'onere di addurre argomenti o prove. In tal modo, un ''aggettivo squalificativo'' buttato lì al momento opportuno funziona come un sasso lanciato nascondendo la mano: ottiene il suo effetto senza che nessuno sia chiamato a risponderne. | Il metodo qui descritto basa il suo funzionamento su quella che i linguisti chiamano la ''lingua di legno'', ovvero la sclerotizzazione del linguaggio tipica dei regimi totalitari. Nel nostro caso, esempi di lingua di legno sono gli usi meccanici e ripetitivi di ''format'' linguistici che consentono all'utilizzatore di turno di farsi rapidamente intendere eludendo ogni interrogazione. In questo contesto, l'''aggettivo'' assume un ruolo-chiave, dal momento che permette di ''squalificare'' preventivamente sgravando colui che lo usa dall'onere di addurre argomenti o prove. In tal modo, un ''aggettivo squalificativo'' buttato lì al momento opportuno funziona come un sasso lanciato nascondendo la mano: ottiene il suo effetto senza che nessuno sia chiamato a risponderne. | ||
− | Caratteristico è, ad esempio, l'uso dell'aggettivo '''famigerato''' per il ''Discorso di rettorato'' del 1933: «la famigerata ''Rektoratsrede''» ([[1881001IXX02|''qui'']]), «il famigerato discorso...» ([[1840826IES|''qui'']], [[2020319IUN|''qui'']] e [[2071123IRE|''qui'']]), la «famigerata prolusione...» ([[2051119IRE|''qui'']]), ecc. - «famigerato», cioè, come si legge nel Devoto-Oli, «di dubbia fama, esecrabile, giustamente condannato alla riprovazione universale». | + | Caratteristico è, ad esempio, l'uso dell'aggettivo '''famigerato''' per il ''Discorso di rettorato'' del 1933: «la famigerata ''Rektoratsrede''» ([[1881001IXX02|''qui'']]), «il famigerato discorso...» ([[1840826IES|''qui'']], [[2020319IUN|''qui'']] e [[2071123IRE|''qui'']]), la «famigerata prolusione...» ([[2051119IRE|''qui'']]), ecc. - «famigerato», cioè, come si legge nel Devoto-Oli, «di dubbia fama, esecrabile, giustamente condannato alla riprovazione universale». Da chi, in che senso e perché sia eventualmente giudicato esecrabile, non è mai dato sapere. (Si veda il testo del [[Discorso di rettorato]]) |
− | Un altro aggettivo che si dispensa a piene mani è '''inquietante''': non c'è "documento", non c'è "rivelazione" - da [[Victor Farias|Farias]] a | + | Un altro aggettivo che si dispensa a piene mani è '''inquietante''': non c'è "documento", non c'è "rivelazione" - da [[Victor Farias|Farias]] a Donatella Di Cesare, passando per [[Emmanuel Faye|Faye]] - che non sia, appunto, ''inquietante'', così come inquietanti appaiono, di volta in volta, gli scritti di Heidegger, il suo «personaggio» ([[1970807IRE|''qui'']]), le sue parole ([[21502082ICS|''qui'']] e [[2150410IWW|''qui'']]), e persino il suo mutismo «... su delicate questioni (ad esempio l'olocausto)» ([[1980711IGN|''qui'']]). Tale aggettivo trasmette al lettore il senso di una comunità accademico-giornalistica affranta e turbata, messa in subbuglio dall'apparizione di cose tremende, e tutta assorbita dall'immane tentativo di farsene una ragione. |
− | Un altro aggettivo a cui la suddetta affranta comunità è particolarmente affezionata è '''ambiguo''': «personalità ambigua» ([[1970807IRE|''qui'']]), «posizione ambigua» ([[1901020IRE|''qui'']]), comportamenti «ambigui» ([[2041120IST|''qui'']] e [[2051119IRE|''qui'']]), «rapporti di collaborazione ambigui» ([[1840826IES|''qui'']]), pensiero «pericolosamente ambiguo» ([[2041120IST|''qui'']] e [[2070704IRE|''qui'']]) che esercita «un fascino ambiguo, oserei dire mefistofelico» ([[2060112IWW|''qui'']]) - vale a dire: nulla di ciò che Heidegger è o fa, ''è'' come appare (si veda la voce [[Fascinazione]]). Nello stesso senso si dispensa a piene mani '''enigmatico''': «l'enigmatico nazionalsocialista Martin Heidegger» ([[1980311IST|''qui'']]), sempre prodigo di «enigmatiche risposte» ([[2070314IRI|''qui'']]) e mai avaro di «frasi enigmatiche, nel suo stile» ([[1990101IXX | + | Un altro aggettivo a cui la suddetta affranta comunità è particolarmente affezionata è '''ambiguo''': «personalità ambigua» ([[1970807IRE|''qui'']]), «posizione ambigua» ([[1901020IRE|''qui'']]), comportamenti «ambigui» ([[2041120IST|''qui'']] e [[2051119IRE|''qui'']]), «rapporti di collaborazione ambigui» ([[1840826IES|''qui'']]), pensiero «pericolosamente ambiguo» ([[2041120IST|''qui'']] e [[2070704IRE|''qui'']]) che esercita «un fascino ambiguo, oserei dire mefistofelico» ([[2060112IWW|''qui'']]) - vale a dire: nulla di ciò che Heidegger è o fa, ''è'' come appare (si veda la voce [[Fascinazione]]). Nello stesso senso si dispensa a piene mani '''enigmatico''': «l'enigmatico nazionalsocialista Martin Heidegger» ([[1980311IST|''qui'']]), sempre prodigo di «enigmatiche risposte» ([[2070314IRI|''qui'']]) e mai avaro di «frasi enigmatiche, nel suo stile» ([[1990101IXX|''qui'']]) - aggettivo cui si può sostituire di tanto in tanto '''evasivo''' («pensiero evasivo», [[2011208IST|''qui'']], «risposte evasive», [[1990101IXX|''qui'']]), '''scivoloso''' («reticente e scivoloso" [[2070927IUN2|''qui'']]) mentre «scivola verso il nazismo», [[1900131IUN|''qui'']]) e, perché no, '''meschino''' ([[2050604ICS|''qui'']] e ''passim'') e finanche '''tenebroso''' ([[1980314IST|''qui'']] e [[2070704IRE|''qui'']]; si veda a questo proposito la voce [[Oscurità]]). |
− | Analoga funzione svolge l'aggettivo '''controverso''', anch'esso molto in voga: dal «grande e controverso filosofo del Novecento» [[2010522IRE]], si veda la voce [[Alzata del Genio]]), a tutti gli (innumerevoli) «aspetti politicamente controversi» [[2050409IRE]] del pensiero del «controverso maestro teutonico" ([[2051119IRE]]) che infatti suscita «controversie" a non finire (''passim'') - e ciò significa: attenzione! La comunità accademico-giornalistica non ha (ancora) un parere unanime in proposito (dunque potrebbero nascondersi dei pericoli). | + | Analoga funzione svolge l'aggettivo '''controverso''', anch'esso molto in voga: dal «grande e controverso filosofo del Novecento» [[2010522IRE|''qui'']], si veda la voce [[Alzata del Genio]]), a tutti gli (innumerevoli) «aspetti politicamente controversi» [[2050409IRE|''qui'']] del pensiero del «controverso maestro teutonico" ([[2051119IRE|''qui'']]) che infatti suscita «controversie" a non finire (''passim'') - e ciò significa: attenzione! La comunità accademico-giornalistica non ha (ancora) un parere unanime in proposito (dunque potrebbero nascondersi dei pericoli). |
− | Vi sono poi aggettivi, di per sé neutrali, che nella lingua di legno della pubblicisitca sul caso-Heidegger assumono una valenza squalificante; ad esempio '''tedesco''': «era veramente un tedesco» ([[2000919IST]]), un «vero professore tedesco» ([[1871030IUN]]), anzi un «tedesco della Foresta Nera» ([[2070309IRE]]), che faceva a Hannah Arendt una «corte alla tedesca» ([[2000919IST]]), per avere con lei una «storia d'amore molto, troppo tedesca» [[1960609ICS]]. Per la moglie Elfride, l'aggettivo "tedesca" è addirittura insufficiente: si deve dire '''teutonica''': «l'inflessibile ed efficiente moglie teutonica e nazista», [[1960609ICS]] che, naturalmente, ebbe con Heidegger un «matrimonio teutonico» [[2101027IWW]] (si veda la voce [[Il nazismo di Elfride]]) | + | Vi sono poi aggettivi, di per sé neutrali, che nella lingua di legno della pubblicisitca sul caso-Heidegger assumono una valenza squalificante; ad esempio '''tedesco''': «era veramente un tedesco» ([[2000919IST|''qui'']]), un «vero professore tedesco» ([[1871030IUN|''qui'']]), anzi un «tedesco della Foresta Nera» ([[2070309IRE|''qui'']]), che faceva a Hannah Arendt una «corte alla tedesca» ([[2000919IST|''qui'']]), per avere con lei una «storia d'amore molto, troppo tedesca» [[1960609ICS|''qui'']]. Per la moglie Elfride, l'aggettivo "tedesca" è addirittura insufficiente: si deve dire '''teutonica''': «l'inflessibile ed efficiente moglie teutonica e nazista», [[1960609ICS|''qui'']] che, naturalmente, ebbe con Heidegger un rispettabile «matrimonio teutonico» [[2101027IWW|''qui'']] (si veda la voce [[Il nazismo di Elfride]]) |
− | Va da sè che l'aggettivo squalificativo numero uno sia, inconstestabilmente, '''nazista''', usato come condimento di tutte le salse: dal «discorso nazista» del «rettore nazista» di un'«università nazista» (''sic.'' [[2011125IGN]]), al «filosofo nazista» o «pensatore nazista» che non rinnega la sua «scelta nazista» ([[2070511IUN]]), fino alla folta schiera di quelli che indagano i «fondamenti nazisti» ([[2060714IRI]]) della sua opera - (non solo) nazista... | + | Va da sè che l'aggettivo squalificativo numero uno sia, inconstestabilmente, '''nazista''', usato come condimento di tutte le salse: dal «discorso nazista» del «rettore nazista» di un'«università nazista» (''sic.'' [[2011125IGN|''qui'']]), al «filosofo nazista» o «pensatore nazista» o forse «nazistoide» che non rinnega la sua «scelta nazista» ([[2070511IUN|''qui'']]), fino alla folta schiera di quelli che indagano i «fondamenti nazisti» ([[2060714IRI|''qui'']]) della sua opera - (non solo) nazista... |
==Metodo applicato nei seguenti [[Articoli]]:== | ==Metodo applicato nei seguenti [[Articoli]]:== | ||
− | [[1900602IRE1]] | + | [[1900602IRE1]] La Repubblica 2 giugno 1990 ''"Però quel Führer non era male"'' Antonio Gnoli |
− | [[1901020IRE]] | + | [[1901020IRE]] La Repubblica 20 ottobre 1990 ''Le opere postume di Heidegger e il rifiuto del nichilismo'' Stefano Petrucciani |
− | [[1980318IST]] | + | [[1980318IST]] |
− | [[1990101IXX]] | + | [[1990101IXX]] Liberal 1999 ''Cosa cercava Celan nella Foresta Nera?'' Sergio Givone |
− | [[1990104IUN]] | + | [[1990104IUN]] Unità 4 gennaio 1999 ''Heidegger, tra inazione e controrivoluzione'' Bruno Gravagnuolo |
− | [[2000919IST]] | + | [[2000919IST]] La Stampa 15 settembre 2000 ''Heidegger & Arendt, l'amore vampiro'' Fiamma Nirenstein |
− | [[2011125IGN]] | + | [[2011125IGN]] Il Giornale 25 novembre 2001 ''Il maestro e la ninfa silvestre'' Alessandra Iadicicco |
− | [[2011127IUN]] | + | [[2011127IUN]] Unità 27 novembre 2001 ''I filosofi del Terzo Reich'' Bruno Gravagnuolo |
− | [[2021203IRE]] | + | [[2021203IRE]] La Repubblica 3 dicembre 2002 ''Heidegger. Filosofia e scandalo'' Franco Volpi |
− | [[2050409IRE]] | + | [[2050409IRE]] La Repubblica 9 aprile 2005 ''Un Führer per Heidegger'' Antonio Gnoli |
− | [[2051119IRE]] | + | [[2051119IRE]] La Repubblica 19 novembre 2005 ''Martin Heidegger a tutto tondo'' |
− | [[2060316IGI]] | + | [[2060316IGI]] Il Giornale 16 marzo 2006 ''Heidegger. C'è ancora Tempo per Essere'' Alessandra Iadicicco |
− | [[2060613IUN]] | + | [[2060613IUN]] Unità 13 giugno 2006 ''Heidegger sciamano e filisteo'' Bruno Gravagnuolo |
− | [[2060714IRI]] | + | [[2060714IRI]] Il Riformista 14 luglio 2006 ''Senza Heidegger, in Germania non puoi fare l'insegnante'' Marco Filoni |
− | [[2070713IRI]] | + | [[2070713IRI]] Il Riformista 13 luglio 2007 ''L'insostenibile complicità col male'' Livia Profeti |
− | [[2070820IUN]] | + | [[2070820IUN]] Unità 20 agosto 2007 ''Heidegger tra il Reich e Hannah'' Paolo di Paolo |
− | [[2070927IUN2]] | + | [[2070927IUN2]] Unità 27 settembre 2007 ''La via heideggeriana al nazionalsocialismo'' Bruno Gravagnuolo |
− | [[2071001IXX]] | + | [[2071001IXX]] Giudizio Universale n. 27 ottobre 2007 ''L'ombra di Heidegger'' Carlo Augusto Viano |
− | [[2071123IRE]] | + | [[2071123IRE]] La Repubblica 23 novembre 2007 ''Quel nazista di Heidegger'' Marco Lombardi |
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+ | [[2080319IRE]] La Repubblica 19 marzo 2008 ''Heidegger. L'ossessione dell'inizio'' Antonio Gnoli | ||
− | [[ | + | [[2081122ICS]] Corriere della Sera 22 novembre 2008'' Novecento, il secolo dell'inferno'' Dino Messina |
− | [[ | + | [[2101027IWW]] Fuori le mura 27 settembre 2010'' Hannah Arendt ama Martin Heidegger: non può, non deve… ma vuole'' Erminio Fischetti |
− | [[ | + | [[2110801IAR]] L'Arena 1 agosto 2011 ''Senza gli occhiali di un ebreo Heidegger è cieco'' Lavia Marani |
− | [[ | + | [[2120503ICS]] Corriere della Sera, 3 maggio 2012 ''Heidegger, genio razzista impenitente'' Armando Torno |
− | [[ | + | [[2120503ICS1]] Corriere della Sera, 3 maggio 2012 ''«Così pubblicò i suoi corsi per celebrare il nazismo»'' Emmanuel Faye |
− | [[ | + | [[2120708IMA]] Il Manifesto, 8 luglio 2012 ''Nessuna svolta per Heidegger'' Maurizio Ferraris |
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+ | [[2140313IMA]] La Stampa, 13 marzo 2014 ''Heidegger e gli ebrei, tutto quello che avreste voluto sapere'' Alessandra Iadicicco | ||
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+ | [[2150417ICS]] Corriere della Sera, 17 aprile 2015 ''Addio Heidegger!'' Richard Wolin |
Versione attuale delle 17:08, 5 gen 2016
Categoria: Metodi
Il metodo qui descritto basa il suo funzionamento su quella che i linguisti chiamano la lingua di legno, ovvero la sclerotizzazione del linguaggio tipica dei regimi totalitari. Nel nostro caso, esempi di lingua di legno sono gli usi meccanici e ripetitivi di format linguistici che consentono all'utilizzatore di turno di farsi rapidamente intendere eludendo ogni interrogazione. In questo contesto, l'aggettivo assume un ruolo-chiave, dal momento che permette di squalificare preventivamente sgravando colui che lo usa dall'onere di addurre argomenti o prove. In tal modo, un aggettivo squalificativo buttato lì al momento opportuno funziona come un sasso lanciato nascondendo la mano: ottiene il suo effetto senza che nessuno sia chiamato a risponderne.
Caratteristico è, ad esempio, l'uso dell'aggettivo famigerato per il Discorso di rettorato del 1933: «la famigerata Rektoratsrede» (qui), «il famigerato discorso...» (qui, qui e qui), la «famigerata prolusione...» (qui), ecc. - «famigerato», cioè, come si legge nel Devoto-Oli, «di dubbia fama, esecrabile, giustamente condannato alla riprovazione universale». Da chi, in che senso e perché sia eventualmente giudicato esecrabile, non è mai dato sapere. (Si veda il testo del Discorso di rettorato)
Un altro aggettivo che si dispensa a piene mani è inquietante: non c'è "documento", non c'è "rivelazione" - da Farias a Donatella Di Cesare, passando per Faye - che non sia, appunto, inquietante, così come inquietanti appaiono, di volta in volta, gli scritti di Heidegger, il suo «personaggio» (qui), le sue parole (qui e qui), e persino il suo mutismo «... su delicate questioni (ad esempio l'olocausto)» (qui). Tale aggettivo trasmette al lettore il senso di una comunità accademico-giornalistica affranta e turbata, messa in subbuglio dall'apparizione di cose tremende, e tutta assorbita dall'immane tentativo di farsene una ragione.
Un altro aggettivo a cui la suddetta affranta comunità è particolarmente affezionata è ambiguo: «personalità ambigua» (qui), «posizione ambigua» (qui), comportamenti «ambigui» (qui e qui), «rapporti di collaborazione ambigui» (qui), pensiero «pericolosamente ambiguo» (qui e qui) che esercita «un fascino ambiguo, oserei dire mefistofelico» (qui) - vale a dire: nulla di ciò che Heidegger è o fa, è come appare (si veda la voce Fascinazione). Nello stesso senso si dispensa a piene mani enigmatico: «l'enigmatico nazionalsocialista Martin Heidegger» (qui), sempre prodigo di «enigmatiche risposte» (qui) e mai avaro di «frasi enigmatiche, nel suo stile» (qui) - aggettivo cui si può sostituire di tanto in tanto evasivo («pensiero evasivo», qui, «risposte evasive», qui), scivoloso («reticente e scivoloso" qui) mentre «scivola verso il nazismo», qui) e, perché no, meschino (qui e passim) e finanche tenebroso (qui e qui; si veda a questo proposito la voce Oscurità).
Analoga funzione svolge l'aggettivo controverso, anch'esso molto in voga: dal «grande e controverso filosofo del Novecento» qui, si veda la voce Alzata del Genio), a tutti gli (innumerevoli) «aspetti politicamente controversi» qui del pensiero del «controverso maestro teutonico" (qui) che infatti suscita «controversie" a non finire (passim) - e ciò significa: attenzione! La comunità accademico-giornalistica non ha (ancora) un parere unanime in proposito (dunque potrebbero nascondersi dei pericoli).
Vi sono poi aggettivi, di per sé neutrali, che nella lingua di legno della pubblicisitca sul caso-Heidegger assumono una valenza squalificante; ad esempio tedesco: «era veramente un tedesco» (qui), un «vero professore tedesco» (qui), anzi un «tedesco della Foresta Nera» (qui), che faceva a Hannah Arendt una «corte alla tedesca» (qui), per avere con lei una «storia d'amore molto, troppo tedesca» qui. Per la moglie Elfride, l'aggettivo "tedesca" è addirittura insufficiente: si deve dire teutonica: «l'inflessibile ed efficiente moglie teutonica e nazista», qui che, naturalmente, ebbe con Heidegger un rispettabile «matrimonio teutonico» qui (si veda la voce Il nazismo di Elfride)
Va da sè che l'aggettivo squalificativo numero uno sia, inconstestabilmente, nazista, usato come condimento di tutte le salse: dal «discorso nazista» del «rettore nazista» di un'«università nazista» (sic. qui), al «filosofo nazista» o «pensatore nazista» o forse «nazistoide» che non rinnega la sua «scelta nazista» (qui), fino alla folta schiera di quelli che indagano i «fondamenti nazisti» (qui) della sua opera - (non solo) nazista...
Metodo applicato nei seguenti Articoli:
1900602IRE1 La Repubblica 2 giugno 1990 "Però quel Führer non era male" Antonio Gnoli
1901020IRE La Repubblica 20 ottobre 1990 Le opere postume di Heidegger e il rifiuto del nichilismo Stefano Petrucciani
1990101IXX Liberal 1999 Cosa cercava Celan nella Foresta Nera? Sergio Givone
1990104IUN Unità 4 gennaio 1999 Heidegger, tra inazione e controrivoluzione Bruno Gravagnuolo
2000919IST La Stampa 15 settembre 2000 Heidegger & Arendt, l'amore vampiro Fiamma Nirenstein
2011125IGN Il Giornale 25 novembre 2001 Il maestro e la ninfa silvestre Alessandra Iadicicco
2011127IUN Unità 27 novembre 2001 I filosofi del Terzo Reich Bruno Gravagnuolo
2021203IRE La Repubblica 3 dicembre 2002 Heidegger. Filosofia e scandalo Franco Volpi
2050409IRE La Repubblica 9 aprile 2005 Un Führer per Heidegger Antonio Gnoli
2051119IRE La Repubblica 19 novembre 2005 Martin Heidegger a tutto tondo
2060316IGI Il Giornale 16 marzo 2006 Heidegger. C'è ancora Tempo per Essere Alessandra Iadicicco
2060613IUN Unità 13 giugno 2006 Heidegger sciamano e filisteo Bruno Gravagnuolo
2060714IRI Il Riformista 14 luglio 2006 Senza Heidegger, in Germania non puoi fare l'insegnante Marco Filoni
2070713IRI Il Riformista 13 luglio 2007 L'insostenibile complicità col male Livia Profeti
2070820IUN Unità 20 agosto 2007 Heidegger tra il Reich e Hannah Paolo di Paolo
2070927IUN2 Unità 27 settembre 2007 La via heideggeriana al nazionalsocialismo Bruno Gravagnuolo
2071001IXX Giudizio Universale n. 27 ottobre 2007 L'ombra di Heidegger Carlo Augusto Viano
2071123IRE La Repubblica 23 novembre 2007 Quel nazista di Heidegger Marco Lombardi
2080319IRE La Repubblica 19 marzo 2008 Heidegger. L'ossessione dell'inizio Antonio Gnoli
2081122ICS Corriere della Sera 22 novembre 2008 Novecento, il secolo dell'inferno Dino Messina
2101027IWW Fuori le mura 27 settembre 2010 Hannah Arendt ama Martin Heidegger: non può, non deve… ma vuole Erminio Fischetti
2110801IAR L'Arena 1 agosto 2011 Senza gli occhiali di un ebreo Heidegger è cieco Lavia Marani
2120503ICS Corriere della Sera, 3 maggio 2012 Heidegger, genio razzista impenitente Armando Torno
2120503ICS1 Corriere della Sera, 3 maggio 2012 «Così pubblicò i suoi corsi per celebrare il nazismo» Emmanuel Faye
2120708IMA Il Manifesto, 8 luglio 2012 Nessuna svolta per Heidegger Maurizio Ferraris
2140313IMA La Stampa, 13 marzo 2014 Heidegger e gli ebrei, tutto quello che avreste voluto sapere Alessandra Iadicicco
2150417ICS Corriere della Sera, 17 aprile 2015 Addio Heidegger! Richard Wolin