Differenze tra le versioni di "Aggettivo squalificativo"

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Caratteristico è, ad esempio, l'uso dell'aggettivo '''famigerato''' per il ''Discorso di rettorato'' del 1933: «la famigerata ''Rektoratsrede''» ([[1881001IXX02|''qui'']]), «il famigerato discorso...» ([[1840826IES|''qui'']], [[2020319IUN|''qui'']] e [[2071123IRE|''qui'']]), la «famigerata prolusione...» ([[2051119IRE|''qui'']]), ecc. - «famigerato», cioè, come si legge nel Devoto-Oli, «di dubbia fama, esecrabile, giustamente condannato alla riprovazione universale». Da chi, in che senso e perché sia eventualmente giudicato esecrabile, non è mai dato sapere. (Si veda il testo del [[Discorso di rettorato]])
 
Caratteristico è, ad esempio, l'uso dell'aggettivo '''famigerato''' per il ''Discorso di rettorato'' del 1933: «la famigerata ''Rektoratsrede''» ([[1881001IXX02|''qui'']]), «il famigerato discorso...» ([[1840826IES|''qui'']], [[2020319IUN|''qui'']] e [[2071123IRE|''qui'']]), la «famigerata prolusione...» ([[2051119IRE|''qui'']]), ecc. - «famigerato», cioè, come si legge nel Devoto-Oli, «di dubbia fama, esecrabile, giustamente condannato alla riprovazione universale». Da chi, in che senso e perché sia eventualmente giudicato esecrabile, non è mai dato sapere. (Si veda il testo del [[Discorso di rettorato]])
  
Un altro aggettivo che si dispensa a piene mani è '''inquietante''': non c'è "documento", non c'è "rivelazione" - da [[Victor Farias|Farias]] a [[Emmanuel Faye|Faye]] - che non sia, appunto, ''inquietante'', così come inquietanti appaiono, di volta in volta, gli scritti di Heidegger, il suo «personaggio» ([[1970807IRE|''qui'']]), le sue parole, e persino il suo mutismo «... su delicate questioni (ad esempio l'olocausto)» ([[1980711IGN|''qui'']]). Tale aggettivo trasmette al lettore il senso di una comunità accademico-giornalistica affranta e turbata, messa in subbuglio dall'apparizione di cose tremende, e tutta assorbita dall'immane tentativo di farsene una ragione.
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Un altro aggettivo che si dispensa a piene mani è '''inquietante''': non c'è "documento", non c'è "rivelazione" - da [[Victor Farias|Farias]] a Donatella Di Cesare, passando per [[Emmanuel Faye|Faye]] - che non sia, appunto, ''inquietante'', così come inquietanti appaiono, di volta in volta, gli scritti di Heidegger, il suo «personaggio» ([[1970807IRE|''qui'']]), le sue parole ([[21502082ICS|''qui'']] e [[2150410IWW|''qui'']]), e persino il suo mutismo «... su delicate questioni (ad esempio l'olocausto)» ([[1980711IGN|''qui'']]). Tale aggettivo trasmette al lettore il senso di una comunità accademico-giornalistica affranta e turbata, messa in subbuglio dall'apparizione di cose tremende, e tutta assorbita dall'immane tentativo di farsene una ragione.
  
 
Un altro aggettivo a cui la suddetta affranta comunità è particolarmente affezionata è '''ambiguo''': «personalità ambigua» ([[1970807IRE|''qui'']]), «posizione ambigua» ([[1901020IRE|''qui'']]), comportamenti «ambigui» ([[2041120IST|''qui'']] e [[2051119IRE|''qui'']]), «rapporti di collaborazione ambigui» ([[1840826IES|''qui'']]), pensiero «pericolosamente ambiguo» ([[2041120IST|''qui'']] e [[2070704IRE|''qui'']]) che esercita «un fascino ambiguo, oserei dire mefistofelico» ([[2060112IWW|''qui'']]) - vale a dire: nulla di ciò che Heidegger è o fa, ''è'' come appare (si veda la voce [[Fascinazione]]). Nello stesso senso si dispensa a piene mani '''enigmatico''': «l'enigmatico nazionalsocialista Martin Heidegger» ([[1980311IST|''qui'']]), sempre prodigo di «enigmatiche risposte» ([[2070314IRI|''qui'']]) e mai avaro di «frasi enigmatiche, nel suo stile» ([[1990101IXX|''qui'']]) - aggettivo cui si può sostituire di tanto in tanto '''evasivo''' («pensiero evasivo», [[2011208IST|''qui'']], «risposte evasive», [[1990101IXX|''qui'']]), '''scivoloso''' («reticente e scivoloso" [[2070927IUN2|''qui'']]) mentre «scivola verso il nazismo», [[1900131IUN|''qui'']]) e, perché no, '''meschino''' ([[2050604ICS|''qui'']] e ''passim'') e finanche '''tenebroso''' ([[1980314IST|''qui'']] e [[2070704IRE|''qui'']]; si veda a questo proposito la voce [[Oscurità]]).
 
Un altro aggettivo a cui la suddetta affranta comunità è particolarmente affezionata è '''ambiguo''': «personalità ambigua» ([[1970807IRE|''qui'']]), «posizione ambigua» ([[1901020IRE|''qui'']]), comportamenti «ambigui» ([[2041120IST|''qui'']] e [[2051119IRE|''qui'']]), «rapporti di collaborazione ambigui» ([[1840826IES|''qui'']]), pensiero «pericolosamente ambiguo» ([[2041120IST|''qui'']] e [[2070704IRE|''qui'']]) che esercita «un fascino ambiguo, oserei dire mefistofelico» ([[2060112IWW|''qui'']]) - vale a dire: nulla di ciò che Heidegger è o fa, ''è'' come appare (si veda la voce [[Fascinazione]]). Nello stesso senso si dispensa a piene mani '''enigmatico''': «l'enigmatico nazionalsocialista Martin Heidegger» ([[1980311IST|''qui'']]), sempre prodigo di «enigmatiche risposte» ([[2070314IRI|''qui'']]) e mai avaro di «frasi enigmatiche, nel suo stile» ([[1990101IXX|''qui'']]) - aggettivo cui si può sostituire di tanto in tanto '''evasivo''' («pensiero evasivo», [[2011208IST|''qui'']], «risposte evasive», [[1990101IXX|''qui'']]), '''scivoloso''' («reticente e scivoloso" [[2070927IUN2|''qui'']]) mentre «scivola verso il nazismo», [[1900131IUN|''qui'']]) e, perché no, '''meschino''' ([[2050604ICS|''qui'']] e ''passim'') e finanche '''tenebroso''' ([[1980314IST|''qui'']] e [[2070704IRE|''qui'']]; si veda a questo proposito la voce [[Oscurità]]).

Versione attuale delle 17:08, 5 gen 2016

Categoria: Metodi

Il metodo qui descritto basa il suo funzionamento su quella che i linguisti chiamano la lingua di legno, ovvero la sclerotizzazione del linguaggio tipica dei regimi totalitari. Nel nostro caso, esempi di lingua di legno sono gli usi meccanici e ripetitivi di format linguistici che consentono all'utilizzatore di turno di farsi rapidamente intendere eludendo ogni interrogazione. In questo contesto, l'aggettivo assume un ruolo-chiave, dal momento che permette di squalificare preventivamente sgravando colui che lo usa dall'onere di addurre argomenti o prove. In tal modo, un aggettivo squalificativo buttato lì al momento opportuno funziona come un sasso lanciato nascondendo la mano: ottiene il suo effetto senza che nessuno sia chiamato a risponderne.

Caratteristico è, ad esempio, l'uso dell'aggettivo famigerato per il Discorso di rettorato del 1933: «la famigerata Rektoratsrede» (qui), «il famigerato discorso...» (qui, qui e qui), la «famigerata prolusione...» (qui), ecc. - «famigerato», cioè, come si legge nel Devoto-Oli, «di dubbia fama, esecrabile, giustamente condannato alla riprovazione universale». Da chi, in che senso e perché sia eventualmente giudicato esecrabile, non è mai dato sapere. (Si veda il testo del Discorso di rettorato)

Un altro aggettivo che si dispensa a piene mani è inquietante: non c'è "documento", non c'è "rivelazione" - da Farias a Donatella Di Cesare, passando per Faye - che non sia, appunto, inquietante, così come inquietanti appaiono, di volta in volta, gli scritti di Heidegger, il suo «personaggio» (qui), le sue parole (qui e qui), e persino il suo mutismo «... su delicate questioni (ad esempio l'olocausto)» (qui). Tale aggettivo trasmette al lettore il senso di una comunità accademico-giornalistica affranta e turbata, messa in subbuglio dall'apparizione di cose tremende, e tutta assorbita dall'immane tentativo di farsene una ragione.

Un altro aggettivo a cui la suddetta affranta comunità è particolarmente affezionata è ambiguo: «personalità ambigua» (qui), «posizione ambigua» (qui), comportamenti «ambigui» (qui e qui), «rapporti di collaborazione ambigui» (qui), pensiero «pericolosamente ambiguo» (qui e qui) che esercita «un fascino ambiguo, oserei dire mefistofelico» (qui) - vale a dire: nulla di ciò che Heidegger è o fa, è come appare (si veda la voce Fascinazione). Nello stesso senso si dispensa a piene mani enigmatico: «l'enigmatico nazionalsocialista Martin Heidegger» (qui), sempre prodigo di «enigmatiche risposte» (qui) e mai avaro di «frasi enigmatiche, nel suo stile» (qui) - aggettivo cui si può sostituire di tanto in tanto evasivo («pensiero evasivo», qui, «risposte evasive», qui), scivoloso («reticente e scivoloso" qui) mentre «scivola verso il nazismo», qui) e, perché no, meschino (qui e passim) e finanche tenebroso (qui e qui; si veda a questo proposito la voce Oscurità).

Analoga funzione svolge l'aggettivo controverso, anch'esso molto in voga: dal «grande e controverso filosofo del Novecento» qui, si veda la voce Alzata del Genio), a tutti gli (innumerevoli) «aspetti politicamente controversi» qui del pensiero del «controverso maestro teutonico" (qui) che infatti suscita «controversie" a non finire (passim) - e ciò significa: attenzione! La comunità accademico-giornalistica non ha (ancora) un parere unanime in proposito (dunque potrebbero nascondersi dei pericoli).

Vi sono poi aggettivi, di per sé neutrali, che nella lingua di legno della pubblicisitca sul caso-Heidegger assumono una valenza squalificante; ad esempio tedesco: «era veramente un tedesco» (qui), un «vero professore tedesco» (qui), anzi un «tedesco della Foresta Nera» (qui), che faceva a Hannah Arendt una «corte alla tedesca» (qui), per avere con lei una «storia d'amore molto, troppo tedesca» qui. Per la moglie Elfride, l'aggettivo "tedesca" è addirittura insufficiente: si deve dire teutonica: «l'inflessibile ed efficiente moglie teutonica e nazista», qui che, naturalmente, ebbe con Heidegger un rispettabile «matrimonio teutonico» qui (si veda la voce Il nazismo di Elfride)

Va da sè che l'aggettivo squalificativo numero uno sia, inconstestabilmente, nazista, usato come condimento di tutte le salse: dal «discorso nazista» del «rettore nazista» di un'«università nazista» (sic. qui), al «filosofo nazista» o «pensatore nazista» o forse «nazistoide» che non rinnega la sua «scelta nazista» (qui), fino alla folta schiera di quelli che indagano i «fondamenti nazisti» (qui) della sua opera - (non solo) nazista...

Metodo applicato nei seguenti Articoli:

1900602IRE1 La Repubblica 2 giugno 1990 "Però quel Führer non era male" Antonio Gnoli

1901020IRE La Repubblica 20 ottobre 1990 Le opere postume di Heidegger e il rifiuto del nichilismo Stefano Petrucciani

1980318IST

1990101IXX Liberal 1999 Cosa cercava Celan nella Foresta Nera? Sergio Givone

1990104IUN Unità 4 gennaio 1999 Heidegger, tra inazione e controrivoluzione Bruno Gravagnuolo

2000919IST La Stampa 15 settembre 2000 Heidegger & Arendt, l'amore vampiro Fiamma Nirenstein

2011125IGN Il Giornale 25 novembre 2001 Il maestro e la ninfa silvestre Alessandra Iadicicco

2011127IUN Unità 27 novembre 2001 I filosofi del Terzo Reich Bruno Gravagnuolo

2021203IRE La Repubblica 3 dicembre 2002 Heidegger. Filosofia e scandalo Franco Volpi

2050409IRE La Repubblica 9 aprile 2005 Un Führer per Heidegger Antonio Gnoli

2051119IRE La Repubblica 19 novembre 2005 Martin Heidegger a tutto tondo

2060316IGI Il Giornale 16 marzo 2006 Heidegger. C'è ancora Tempo per Essere Alessandra Iadicicco

2060613IUN Unità 13 giugno 2006 Heidegger sciamano e filisteo Bruno Gravagnuolo

2060714IRI Il Riformista 14 luglio 2006 Senza Heidegger, in Germania non puoi fare l'insegnante Marco Filoni

2070713IRI Il Riformista 13 luglio 2007 L'insostenibile complicità col male Livia Profeti

2070820IUN Unità 20 agosto 2007 Heidegger tra il Reich e Hannah Paolo di Paolo

2070927IUN2 Unità 27 settembre 2007 La via heideggeriana al nazionalsocialismo Bruno Gravagnuolo

2071001IXX Giudizio Universale n. 27 ottobre 2007 L'ombra di Heidegger Carlo Augusto Viano

2071123IRE La Repubblica 23 novembre 2007 Quel nazista di Heidegger Marco Lombardi

2080319IRE La Repubblica 19 marzo 2008 Heidegger. L'ossessione dell'inizio Antonio Gnoli

2081122ICS Corriere della Sera 22 novembre 2008 Novecento, il secolo dell'inferno Dino Messina

2101027IWW Fuori le mura 27 settembre 2010 Hannah Arendt ama Martin Heidegger: non può, non deve… ma vuole Erminio Fischetti

2110801IAR L'Arena 1 agosto 2011 Senza gli occhiali di un ebreo Heidegger è cieco Lavia Marani

2120503ICS Corriere della Sera, 3 maggio 2012 Heidegger, genio razzista impenitente Armando Torno

2120503ICS1 Corriere della Sera, 3 maggio 2012 «Così pubblicò i suoi corsi per celebrare il nazismo» Emmanuel Faye

2120708IMA Il Manifesto, 8 luglio 2012 Nessuna svolta per Heidegger Maurizio Ferraris

2140313IMA La Stampa, 13 marzo 2014 Heidegger e gli ebrei, tutto quello che avreste voluto sapere Alessandra Iadicicco

2150417ICS Corriere della Sera, 17 aprile 2015 Addio Heidegger! Richard Wolin