Differenze tra le versioni di "Il nazismo di Elfride"

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Dal momento che Elfride Petri Heidegger non ebbe una "vita pubblica" come il marito, le notizie su di lei sono inevitabilmente scarse e frammentarie. Ciò ha favorito l'insorgere di numerose leggende, di cui non è sempre possibile rintracciare l'origine. Una prima leggenda è che fu antisemita. Un'altra è che convinse il marito a leggere ''Mein Kampf''.
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Dal momento che Elfride Petri Heidegger non ebbe una "vita pubblica" come il marito, le notizie su di lei sono inevitabilmente scarse e frammentarie. Fino al 2005, anno in cui vennero pubblicate le lettere private di Heidegger alla moglie (volume a cura della nipote, Gertrud Heidegger), non esisteva alcuna fonte diretta su Elfride Petri. Ciò ha favorito l'insorgere di numerose leggende, di cui non è sempre possibile rintracciare l'origine. Una prima leggenda è che fu una convinta antisemita. Un'altra è che convinse il marito a leggere ''Mein Kampf''.
  
Quest'ultima voce ha un'origine curiosa. La troviamo stampata a p. 10 (ed. it. p. 16) del libro di Elzbieta Ettinger ''Martin Heidegge e Hannah Arendt'', nei termini seguenti:
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Quest'ultima voce ha un'origine curiosa. La troviamo stampata a p. 10 (ed. it. p. 16) del libro di [[Elzbieta Ettinger|Elzbieta Ettinger ''Martin Heidegge e Hannah Arendt'']], nei termini seguenti:
 
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«...Heidegger aveva letto ''Mein Kampf'' già agli inizi del 1931, spinto dalla moglie, la quale pensava che "si dovesse ignorare tutto il resto e leggere ''Mein Kampf''"».
 
«...Heidegger aveva letto ''Mein Kampf'' già agli inizi del 1931, spinto dalla moglie, la quale pensava che "si dovesse ignorare tutto il resto e leggere ''Mein Kampf''"».
 
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Ora, la frase ''posta tra virgolette'' nel testo di Ettinger rimanda a una nota in fondo al testo che recita: «Conversazione con Hugo Ott, Freiburg, 1° agosto 1991». Abbiamo letto bene: una ''conversazione'' tra la signora Ettinger e il prof. Ott è la ''fonte testuale'' della notizia (!) - notizia che, per inciso, ''non compare'' nel libro dell'onnisciente professore (cfr. H. Ott ''Heidegger: Unterwegs zu einer Biographie'', 1988 - [[Riferimenti bibliografici]]).
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La frase ''posta tra virgolette'' nel testo di Ettinger rimanda a una nota in fondo al testo in cui si legge:
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«Conversazione con Hugo Ott, Freiburg, 1° agosto 1991»
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Abbiamo letto bene: una ''conversazione'' tra la signora Ettinger e il prof. Ott è la ''fonte testuale'' della notizia (!) - notizia che, per inciso, ''non compare'' nel libro dell'onnisciente professore (cfr. H. Ott ''Heidegger: Unterwegs zu einer Biographie'', 1988).
  
 
L'antisemitismo di Elfride, a sua volta, viene abitualmente affermato con una perentorietà che è inversamente proporzionale all'esistenza di prove o riscontri - secondo una legge già nota a Eraclito (Framm. 97 DK): "''kunes bauzousin hon an me ginoskosi''" ("I cani abbaiano contro ciò che non conoscono"). Così, nel libro di J.P. Feinmann (2007), l'Autore a un certo punto ringhia: «[Elfride è] fervidamente antisemita. Attivamente antisemita. Accanitamente antisemita. [...] Ha fatto dell'odio per l'ebreo il senso della propria <vita>» (''sic'' p. 65).
 
L'antisemitismo di Elfride, a sua volta, viene abitualmente affermato con una perentorietà che è inversamente proporzionale all'esistenza di prove o riscontri - secondo una legge già nota a Eraclito (Framm. 97 DK): "''kunes bauzousin hon an me ginoskosi''" ("I cani abbaiano contro ciò che non conoscono"). Così, nel libro di J.P. Feinmann (2007), l'Autore a un certo punto ringhia: «[Elfride è] fervidamente antisemita. Attivamente antisemita. Accanitamente antisemita. [...] Ha fatto dell'odio per l'ebreo il senso della propria <vita>» (''sic'' p. 65).
  
Non è dato sapere da dove questa immagine di Elfride tragga la sua verosimiglianza. Non esiste infatti nulla di concreto che la giustifichi. Si può tuttavia presumere che, nella logica perversa dell'anti-heideggerismo, questo antisemitismo addotto "per abbaiamento" assolva essenzialmente a due funzioni: da un lato, esso costituisce una prova indiretta dell'antisemitismo ''di Heidegger'', una "prova" che dovrebbe colmare il vuoto probatorio su cui tale addebito è destinato a cadere (si veda la voce [[Antisemitismo]]); dall'altro lato, esso serve a ricondurre il suddetto antisemitismo entro la sfera più intima della vita di Heidegger, cioè entro le mura domestiche e nell'esistenza quotidiana, là dove nessuno sguardo pubblico può giungere e dove, pertanto, solo l'[[Onniscienza biografica]] dell'inquisitore di turno può gettare la sua luce. In questo modo, all'assenza di antisemitismo ''esplicito'' in Heidegger fa da contrappeso la realtà nascosta, e perciò recondita e "profonda", di un antisemitismo ''inespresso'' o viscerale, che non affiora negli scritti o nelle azioni di Heidegger ma che ''proprio per questo'' (!) si può leggere in filigrana in ''ogni'' suo testo e in ''ogni'' suo comportamento. Qualunque cosa Heidegger abbia detto o fatto, egli era pur sempre - ''via'' Elfride - un antisemita e un nazista incallito.
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Non è dato sapere da dove questa immagine di Elfride tragga la sua verosimiglianza. Non esiste infatti alcun riferimento concreto che la giustifichi.<ref>Sulle lettere di Heidegger a Elfriede si veda la voce [[Antisemitismo]], § 1.4.</ref> Si può tuttavia presumere che, nella logica operativa della pubblicistica anti-heideggeriana, questo antisemitismo addotto "per abbaiamento" assolva essenzialmente a due funzioni: da un lato, esso costituisce una prova indiretta dell'antisemitismo ''di Heidegger'', una "prova" che dovrebbe colmare il vuoto probatorio su cui tale addebito è destinato a cadere (si veda la voce [[Antisemitismo]]); dall'altro lato, esso serve a ricondurre il suddetto antisemitismo entro la sfera più intima della vita di Heidegger, cioè entro le mura domestiche e nell'esistenza quotidiana, là dove nessuno sguardo pubblico può giungere e dove, pertanto, solo l'[[Onniscienza biografica]] dell'inquisitore di turno può gettare la sua luce. In questo modo, all'assenza di antisemitismo ''esplicito'' in Heidegger fa da contrappeso la realtà nascosta, e perciò recondita e "profonda", di un antisemitismo ''inespresso'' o viscerale, che non affiora negli scritti o nelle azioni di Heidegger ma che ''proprio per questo'' (!) si può leggere in filigrana in ''ogni'' suo testo e in ''ogni'' suo comportamento. Qualunque cosa Heidegger abbia detto o fatto, egli era pur sempre - ''via'' Elfride - un antisemita e un nazista incallito.
  
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Versione attuale delle 10:10, 5 gen 2016

Categoria: Voci


"La moglie di Heidegger era nazista e antisemita"



Dal momento che Elfride Petri Heidegger non ebbe una "vita pubblica" come il marito, le notizie su di lei sono inevitabilmente scarse e frammentarie. Fino al 2005, anno in cui vennero pubblicate le lettere private di Heidegger alla moglie (volume a cura della nipote, Gertrud Heidegger), non esisteva alcuna fonte diretta su Elfride Petri. Ciò ha favorito l'insorgere di numerose leggende, di cui non è sempre possibile rintracciare l'origine. Una prima leggenda è che fu una convinta antisemita. Un'altra è che convinse il marito a leggere Mein Kampf.

Quest'ultima voce ha un'origine curiosa. La troviamo stampata a p. 10 (ed. it. p. 16) del libro di Elzbieta Ettinger Martin Heidegge e Hannah Arendt, nei termini seguenti:

«...Heidegger aveva letto Mein Kampf già agli inizi del 1931, spinto dalla moglie, la quale pensava che "si dovesse ignorare tutto il resto e leggere Mein Kampf"».

La frase posta tra virgolette nel testo di Ettinger rimanda a una nota in fondo al testo in cui si legge:

«Conversazione con Hugo Ott, Freiburg, 1° agosto 1991»

Abbiamo letto bene: una conversazione tra la signora Ettinger e il prof. Ott è la fonte testuale della notizia (!) - notizia che, per inciso, non compare nel libro dell'onnisciente professore (cfr. H. Ott Heidegger: Unterwegs zu einer Biographie, 1988).

L'antisemitismo di Elfride, a sua volta, viene abitualmente affermato con una perentorietà che è inversamente proporzionale all'esistenza di prove o riscontri - secondo una legge già nota a Eraclito (Framm. 97 DK): "kunes bauzousin hon an me ginoskosi" ("I cani abbaiano contro ciò che non conoscono"). Così, nel libro di J.P. Feinmann (2007), l'Autore a un certo punto ringhia: «[Elfride è] fervidamente antisemita. Attivamente antisemita. Accanitamente antisemita. [...] Ha fatto dell'odio per l'ebreo il senso della propria <vita>» (sic p. 65).

Non è dato sapere da dove questa immagine di Elfride tragga la sua verosimiglianza. Non esiste infatti alcun riferimento concreto che la giustifichi.<ref>Sulle lettere di Heidegger a Elfriede si veda la voce Antisemitismo, § 1.4.</ref> Si può tuttavia presumere che, nella logica operativa della pubblicistica anti-heideggeriana, questo antisemitismo addotto "per abbaiamento" assolva essenzialmente a due funzioni: da un lato, esso costituisce una prova indiretta dell'antisemitismo di Heidegger, una "prova" che dovrebbe colmare il vuoto probatorio su cui tale addebito è destinato a cadere (si veda la voce Antisemitismo); dall'altro lato, esso serve a ricondurre il suddetto antisemitismo entro la sfera più intima della vita di Heidegger, cioè entro le mura domestiche e nell'esistenza quotidiana, là dove nessuno sguardo pubblico può giungere e dove, pertanto, solo l'Onniscienza biografica dell'inquisitore di turno può gettare la sua luce. In questo modo, all'assenza di antisemitismo esplicito in Heidegger fa da contrappeso la realtà nascosta, e perciò recondita e "profonda", di un antisemitismo inespresso o viscerale, che non affiora negli scritti o nelle azioni di Heidegger ma che proprio per questo (!) si può leggere in filigrana in ogni suo testo e in ogni suo comportamento. Qualunque cosa Heidegger abbia detto o fatto, egli era pur sempre - via Elfride - un antisemita e un nazista incallito.

Note

<references/>

Voce utlizzata nei seguenti Articoli:

1951103ICS

1960609ICS

1960725IST

1960823IUN

1970501IXX

1990217IST

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