Differenze tra le versioni di "Il nazismo di Elfride"

Da Libro bianco.
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L'antisemitismo di Elfride, a sua volta, viene abitualmente affermato con una perentorietà che è inversamente proporzionale all'esistenza di prove o riscontri - secondo una legge già nota a Eraclito (Framm. 97 DK): "''kunes bauzousin hon an me ginoskosi''" ("I cani abbaiano contro ciò che non conoscono"). Così, nel libro di J.P. Feinmann (2007), l'Autore a un certo punto ringhia: «[Elfride è] fervidamente antisemita. Attivamente antisemita. Accanitamente antisemita. [...] Ha fatto dell'odio per l'ebreo il senso della propria <vita>» (''sic'' p. 65).
 
L'antisemitismo di Elfride, a sua volta, viene abitualmente affermato con una perentorietà che è inversamente proporzionale all'esistenza di prove o riscontri - secondo una legge già nota a Eraclito (Framm. 97 DK): "''kunes bauzousin hon an me ginoskosi''" ("I cani abbaiano contro ciò che non conoscono"). Così, nel libro di J.P. Feinmann (2007), l'Autore a un certo punto ringhia: «[Elfride è] fervidamente antisemita. Attivamente antisemita. Accanitamente antisemita. [...] Ha fatto dell'odio per l'ebreo il senso della propria <vita>» (''sic'' p. 65).
  
Non è dato sapere da dove questa immagine di Elfride tragga la sua verosimiglianza. Non esiste infatti alcun riferimento concreto che la giustifichi. Si può tuttavia presumere che, nella logica operativa della pubblicistica anti-heideggeriana, questo antisemitismo addotto "per abbaiamento" assolva essenzialmente a due funzioni: da un lato, esso costituisce una prova indiretta dell'antisemitismo ''di Heidegger'', una "prova" che dovrebbe colmare il vuoto probatorio su cui tale addebito è destinato a cadere (si veda la voce [[Antisemitismo]]); dall'altro lato, esso serve a ricondurre il suddetto antisemitismo entro la sfera più intima della vita di Heidegger, cioè entro le mura domestiche e nell'esistenza quotidiana, là dove nessuno sguardo pubblico può giungere e dove, pertanto, solo l'[[Onniscienza biografica]] dell'inquisitore di turno può gettare la sua luce. In questo modo, all'assenza di antisemitismo ''esplicito'' in Heidegger fa da contrappeso la realtà nascosta, e perciò recondita e "profonda", di un antisemitismo ''inespresso'' o viscerale, che non affiora negli scritti o nelle azioni di Heidegger ma che ''proprio per questo'' (!) si può leggere in filigrana in ''ogni'' suo testo e in ''ogni'' suo comportamento. Qualunque cosa Heidegger abbia detto o fatto, egli era pur sempre - ''via'' Elfride - un antisemita e un nazista incallito.
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Non è dato sapere da dove questa immagine di Elfride tragga la sua verosimiglianza. Non esiste infatti alcun riferimento concreto che la giustifichi.<ref>Sulle lettere di Heidegger a Elfriede si veda la voce [[Antisemitismo]], § 1.4.</ref> Si può tuttavia presumere che, nella logica operativa della pubblicistica anti-heideggeriana, questo antisemitismo addotto "per abbaiamento" assolva essenzialmente a due funzioni: da un lato, esso costituisce una prova indiretta dell'antisemitismo ''di Heidegger'', una "prova" che dovrebbe colmare il vuoto probatorio su cui tale addebito è destinato a cadere (si veda la voce [[Antisemitismo]]); dall'altro lato, esso serve a ricondurre il suddetto antisemitismo entro la sfera più intima della vita di Heidegger, cioè entro le mura domestiche e nell'esistenza quotidiana, là dove nessuno sguardo pubblico può giungere e dove, pertanto, solo l'[[Onniscienza biografica]] dell'inquisitore di turno può gettare la sua luce. In questo modo, all'assenza di antisemitismo ''esplicito'' in Heidegger fa da contrappeso la realtà nascosta, e perciò recondita e "profonda", di un antisemitismo ''inespresso'' o viscerale, che non affiora negli scritti o nelle azioni di Heidegger ma che ''proprio per questo'' (!) si può leggere in filigrana in ''ogni'' suo testo e in ''ogni'' suo comportamento. Qualunque cosa Heidegger abbia detto o fatto, egli era pur sempre - ''via'' Elfride - un antisemita e un nazista incallito.
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"La moglie di Heidegger era nazista e antisemita"



Dal momento che Elfride Petri Heidegger non ebbe una "vita pubblica" come il marito, le notizie su di lei sono inevitabilmente scarse e frammentarie. Fino al 2005, anno in cui vennero pubblicate le lettere private di Heidegger alla moglie (volume a cura della nipote, Gertrud Heidegger), non esisteva alcuna fonte diretta su Elfride Petri. Ciò ha favorito l'insorgere di numerose leggende, di cui non è sempre possibile rintracciare l'origine. Una prima leggenda è che fu una convinta antisemita. Un'altra è che convinse il marito a leggere Mein Kampf.

Quest'ultima voce ha un'origine curiosa. La troviamo stampata a p. 10 (ed. it. p. 16) del libro di Elzbieta Ettinger Martin Heidegge e Hannah Arendt, nei termini seguenti:

«...Heidegger aveva letto Mein Kampf già agli inizi del 1931, spinto dalla moglie, la quale pensava che "si dovesse ignorare tutto il resto e leggere Mein Kampf"».

La frase posta tra virgolette nel testo di Ettinger rimanda a una nota in fondo al testo in cui si legge:

«Conversazione con Hugo Ott, Freiburg, 1° agosto 1991»

Abbiamo letto bene: una conversazione tra la signora Ettinger e il prof. Ott è la fonte testuale della notizia (!) - notizia che, per inciso, non compare nel libro dell'onnisciente professore (cfr. H. Ott Heidegger: Unterwegs zu einer Biographie, 1988).

L'antisemitismo di Elfride, a sua volta, viene abitualmente affermato con una perentorietà che è inversamente proporzionale all'esistenza di prove o riscontri - secondo una legge già nota a Eraclito (Framm. 97 DK): "kunes bauzousin hon an me ginoskosi" ("I cani abbaiano contro ciò che non conoscono"). Così, nel libro di J.P. Feinmann (2007), l'Autore a un certo punto ringhia: «[Elfride è] fervidamente antisemita. Attivamente antisemita. Accanitamente antisemita. [...] Ha fatto dell'odio per l'ebreo il senso della propria <vita>» (sic p. 65).

Non è dato sapere da dove questa immagine di Elfride tragga la sua verosimiglianza. Non esiste infatti alcun riferimento concreto che la giustifichi.<ref>Sulle lettere di Heidegger a Elfriede si veda la voce Antisemitismo, § 1.4.</ref> Si può tuttavia presumere che, nella logica operativa della pubblicistica anti-heideggeriana, questo antisemitismo addotto "per abbaiamento" assolva essenzialmente a due funzioni: da un lato, esso costituisce una prova indiretta dell'antisemitismo di Heidegger, una "prova" che dovrebbe colmare il vuoto probatorio su cui tale addebito è destinato a cadere (si veda la voce Antisemitismo); dall'altro lato, esso serve a ricondurre il suddetto antisemitismo entro la sfera più intima della vita di Heidegger, cioè entro le mura domestiche e nell'esistenza quotidiana, là dove nessuno sguardo pubblico può giungere e dove, pertanto, solo l'Onniscienza biografica dell'inquisitore di turno può gettare la sua luce. In questo modo, all'assenza di antisemitismo esplicito in Heidegger fa da contrappeso la realtà nascosta, e perciò recondita e "profonda", di un antisemitismo inespresso o viscerale, che non affiora negli scritti o nelle azioni di Heidegger ma che proprio per questo (!) si può leggere in filigrana in ogni suo testo e in ogni suo comportamento. Qualunque cosa Heidegger abbia detto o fatto, egli era pur sempre - via Elfride - un antisemita e un nazista incallito.

Note

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